giovedì 8 maggio 2008

Si è insediato il Berlusconi quater: Buon lavoro Presidente!!!!

Il nuovo premier – a capo della coalizione di Centrodestra (Pdl – Lega Nord – Mpa) che ha vinto le elezioni politiche anticipate di metà aprile, determinate dallo sfascio della coalizione di Centrosinistra di Prodi per l'abbandono dell'Udeur di Mastella – ed i suoi ministri hanno giurato davanti al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Il neo presidente del Consiglio si presenterà alla Camera per chiedere la fiducia martedì 13. Il voto di fiducia sarà mercoledì. Lo ha deciso la conferenza dei capigruppo di Montecitorio

Nel Salone delle Feste al Quirinale il nuovo governo ha prestato giuramento con una cerimonia solenne davanti al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
Per primo ha giurato il presidente del Consiglio Berlusconi, pronunciando la formula di rito e firmando per accettazione il decreto di nomina che subito di nuovo viene controfirmato dal capo dello Stato.

Subito dopo Berlusconi è passato dietro il tavolo, in fondo alla sala, affiancando Giorgio Napolitano, per assistere al giuramento dei singoli ministri chiamati uno alla volta dal segretario generale del Quirinale, Donato Marra. Accanto a Napolitano e a Marra, il consigliere giuridico del Quirinale Salvatore Sechi.
Al termine della cerimonia, Berlusconi e i ministri si sono messi in posa nel Salone delle Feste per la tradizionale foto di gruppo insieme a Napolitano.

Il giuramento è durato venti minuti. Ogni ministro ha letto la formula: «Giuro di essere fedele alla Repubblica, di osservarne lealmente la Costituzione e le leggi e di esercitare le mie funzioni nell’interesse esclusivo della Nazione». Il ministro Scajola ha scambiato, forse per l’emozione, la parola «Nazione» con «Italia». Il ministro della Difesa Ignazio La Russa invece si stava allontanando senza firmare l’accettazione ed è stato richiamato. Con lui Berlusconi ha fatto una gag: ha finto di non volergli stringere la mano, poi invece la stretta c'è stata, molto calorosa.
Adesso il governo è in carica e ci sarà la prima riunione del Consiglio dei Ministri a Palazzo Chigi.

LA NUOVA IMPRONTA DEL LEADER

IL PUNTO DI STEFANO FOLLI
pubblicato oggi sul Sole 24 ore

Accettando l'incarico senza la tradizionale "riserva", Silvio Berlusconi ha innovato sulla prassi come non accadeva da decenni. È un segnale, solo un segnale. Ma è quello che l'opinione pubblica si aspettava dopo il 13 aprile. Un nuovo stile di governo comincia anche da come si riesce a risparmiare tempo. Del resto lo ha fatto in primo luogo il presidente della Repubblica, che si è detto soddisfatto di aver evitato al Paese certe «lungaggini» superflue, dato il risultato perentorio delle elezioni. Insomma, almeno sul piano procedurale, siamo meglio della Spagna.

Va da sé, peraltro, che il premier aveva tutto l'interesse a non complicarsi la vita. Prolungare le trattative sulle poltrone, rischiava di compromettere fin dall'inizio quella leadership che Berlusconi non può permettersi di logorare, perché costituisce la sua carta più preziosa. Non solo. Visto che i partiti avevano rialzato la testa, e Alleanza Nazionale in particolare aveva rilanciato le sue pretese, il presidente del Consiglio "in pectore" rischiava di trovarsi prigioniero dei suoi alleati prima ancora di presentarsi alle Camere. Il fantasma della legislatura 2001-06 cominciava a prendere forma. Proprio il pericolo da evitare.

Era indispensabile chiudere al più presto il negoziato e annunciare la lista. In altre parole, era essenziale che il governo nascesse in fretta con l'impronta del suo leader bene in evidenza, all'insegna di quella «filosofia del fare» che è stato il motivo conduttore della campagna elettorale e la ragione di fondo della vittoria del centrodestra. Il cerchio Berlusconi è riuscito a quadrarlo ieri sera, in anticipo di almeno 24 ore sul previsto e prima della partenza di Napolitano per la Fiera del Libro di Torino.
Un esito che si deve, è bene ricordarlo, anche al rapporto positivo che si è stabilito fra il nuovo premier e il Capo dello Stato.
Quella «limpida collaborazione» sottolineata da Napolitano è stata scandita dai colloqui e dagli incontri dei giorni scorsi, precedenti l'investitura ufficiale, e segna un salto di qualità rispetto ai foschi scenari evocati dal medesimo Berlusconi in campagna elettorale. I lettori ricorderanno forse come egli descriveva se stesso nei panni di un presidente del Consiglio «solo contro tutti i poteri costituzionali», globalmente a lui avversi, a cominciare dal Quirinale. Una prospettiva piuttosto inquietante, per fortuna già dissolta: con Napolitano si è creato subito un clima di collaborazione che lascia ben sperare. Di tutto il Paese ha bisogno tranne che di una stagione di tensioni istituzionali.
Quanto alla squadra di governo, le novità rispetto alle attese sono poche. Colpisce l'assenza di Lucio Stanca all'Innovazione: al suo posto Renato Brunetta. Nel complesso Berlusconi ha tenuto conto delle richieste dei partiti, ma non se ne è fatto travolgere. L'esecutivo nasce compatto, con una marcata impronta settentrionale, ma con un occhio agli equilibri regionali. Nasce nel segno di una leadership consapevole. Che ora dovrà dimostrare sul campo di essere anche forte, cioè in grado di tradurre in scelte concrete i punti del programma e i progetti di riforma.
Grazie alla spinta popolare del 13 aprile, Berlusconi ha saputo resistere alle pressioni. Quelle partitiche e quelle extra-partitiche. Uno dei ministeri cruciali, la Giustizia, è andato al fedele Alfano, avvocato siciliano, nonostante varie resistenze. E anche questo è un indizio da non sottovalutare: qualcosa è cambiato rispetto al passato. Al Lavoro si affaccia un nome rispettato da tutti, quello di Maurizio Sacconi, persona di solida competenza, un riformista amico di Marco Biagi. Ed è un altro indizio che lascia intuire come s'intende procedere.
Certo, ora per Berlusconi e la sua squadra comincia il difficile. Ma il primo passo è positivo. Si dovrà procedere con quel miscuglio di equilibrio e determinazione che si è visto nella formazione del governo. In Parlamento la maggioranza è ampia, nel Paese le attese sono quasi trepidanti. L'Alitalia, la spazzatura in Campania, la ripresa dello sviluppo, lo snellimento istituzionale... Inutile stilare un'agenda. Ognuno sa quali sono le priorità. L'importante è che ne siano convinti il presidente del Consiglio e i suoi ministri..


Fonte Il sole 24 ore

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