venerdì 29 febbraio 2008

BERLUSCONI: MOLTE DONNE E GIOVANI NELLE LISTE PDL

Fi e il Pdl puntano sui giovani e sulle donne ma anche a dare spazio ai Circoli della liberta'. Lo ha specificato il candidato premier del Pdl, Silvio Berlusconi, intervenendo a "Panorama del giorno", trasmissione condotta da Maurizio Belpietro su Canale 5. L'indiscrezione che ai 'Circoli' verranno attribuiti complessivamente solo tre posti in lista, "e' una cosa assolutamente folle -ha commentato Berlusconi- non esiste e presto lo si vedra', da lunedi' quando cominceremo a parlare di candidature". La composizione delle liste "dovra' comportare un ringiovanimento della classe politica, ci sara' posto per molti giovani, alle donne sara' riservata una rappresentanza del 30% almeno. Tutte le associazioni come i Circoli della Liberta', del Buongoverno e i Club di Fi avranno un'adeguata rappresentanza nelle liste elettorali". Il Cavaliere ritiene che la campagna elettorale "sara' vivace. Da parte nostra sara', come sempre, corretta. Io non attacchero' nessun avversario come, al contrario, ha fatto il centro sinistra con me da 14 anni a questa parte".
Fonte AdnKronos

giovedì 28 febbraio 2008

IL PROGRAMMA DEL PDL SARA' PRESENTATO DOMANI MATTINA DAL PRESIDENTE BERLUSCONI. LE ANTICIPAZIONI


«Il Popolo della libertà sarà protagonista e noi vogliamo far partecipare la gente alla definizione delle priorità del nostro programma». Silvio Berlusconi, secondo quanto riferito dai partecipanti all’incontro con i coordinatori regionali del Pdl, crede fermamente nella consultazione della base elettorale di questo fine settimana per rendere aderenti alle aspettative della base i dieci punti programmatici per cambiare l’Italia. Oltre 8mila gazebo, quindi, serviranno a verificare quali temi i cittadini di centrodestra ritengano di fondamentale importanza per il futuro del Paese.
Il programma, sarà presentato probabilmente domani di modo che i simpatizzanti possano esprimersi nel weekend sulle tre tematiche più «calde»: crescita e sviluppo, famiglia e sicurezza. Ma in ognuna delle schede consegnate agli elettori sarà presente uno spazio per segnalare un’iniziativa ritenuta necessaria di modo che, alla partenza della campagna elettorale, il progetto del Pdl venga «modulato» in base alle indicazioni dei cittadini.
Come ha detto Silvio Berlusconi, «la nostra coalizione sarà molto coesa e potrà realizzare senza contrasti» i propositi di governo. Lo schema predisposto dai think tank del centrodestra si articola, come detto, su dieci punti. Al primo posto il capitolo «Difendere e far ripartire l’economia italiana», incentrato da una parte sulla riduzione della pressione fiscale (detassazione degli straordinari, progressiva abolizione dell’Irap, protezione del made in Italy e rilancio delle grandi opere). Segue la parte su «La giusta imposta», volto alla totale eliminazione dell’Ici sulla prima casa, tassazione forfetaria sugli affitti e riforma degli studi di settore con attenzione all’evasione. Al terzo posto «Legge e ordine» sintetizzabile in cinque azioni: prevenzione dei reati, potenziamento dei poliziotti di quartiere, aumento delle risorse, certezza dalle pene e costruzione di nuove carceri.
«Una casa per tutti» è la parte che prevede la realizzazione di 100mila alloggi di edilizia economico-popolare e il fondo di garanzia per i mutui. Questo tema si associa ai punti 6 e 7: «società più solidale basata sulla famiglia» (aiuti alle famiglie bisognose, aumento delle pensioni, reintroduzione del bonus-bebè, stabilizzazione del «5 per mille») e «Un futuro migliore per i giovani (prestiti d’onore, totalizzazione dei contributi previdenziali e bonus locazioni). La sanità, quinto pilastro del programma Pdl, è una tematica che sarà affrontata in continuità con la precedente esperienza di Berlusconi al governo (attuazione della Fini-Giovanardi sulle droghe, rilancio del servizio sanitario nazionale e trasparenza nella scelta dei manager delle Asl).

Tutti questi punti saranno sintetizzati nelle tre schede consegnate agli elettori nel prossimo weekend. Certo, Berlusconi ha già un’idea chiara di come affrontare inizialmente un nuovo mandato a Palazzo Chigi: «Abolizione dell’Ici, detassazione degli straordinari e sicurezza» sono gli obiettivi per i primi cento giorni di governo, intenzioni basate sulla «vecchia ricetta liberale di sempre». Ma «in testa a tutti questi problemi - ha spiegato il Cavaliere - c’è quello dell’emergenza rifiuti a Napoli: sto studiando di notte come risolvere questa situazione». Il caso campano, infatti, trova ampio spazio nella disamina della questione «Scuola, università e ambiente» dove troveranno posto non solo le «tre i» dimenticate dal ministro Fioroni (inglese, Internet e impresa), ma anche la detassazione degli utili di impresa reinvestiti in innovazione tecnologica (e forse anche in formazione) oltre alla libera trasformazione delle università in Fondazioni.
Sud e federalismo, infine, sono due temi che si sorreggono l’un l’altro perché l’attuazione del federalismo fiscale, caro alla Lega, non prescinderà dalla solidarietà e dagli investimenti necessari al superamento della «questione meridionale». Anche in questo senso le indicazioni che proverranno dai gazebo saranno fondamentali. Senza dimenticare i 200 camper a disposizione dei candidati per attraversare 8.100 Comuni e per ascoltare la voce della gente.

mercoledì 27 febbraio 2008

Ovindoli: al via la Festa della Montagna Tricolore di Alleanza Nazionale.Sabato 1 marzo chiusura con Maurizio Gasparri


La manifestazione si svolgerà presso la Sala Tre Nevi, e sarà caratterizzata da dibattiti, convegni ed incontri cui prenderanno parte parlamentari, consiglieri regionali, sindaci del territorio e dirigenti di An e dei partiti alleati. Due i momenti clou: la presenza dell’on. Gianni Alemanno giovedì 28 alle ore 18.00 in un confronto a tutto campo e la chiusura, affidata all’on. Maurizio Gasparri, prevista per sabato 1° marzo alle 18.30. La kermesse politica di An, in ‘alta quota’, partirà il 28 febbraio e durerà sino al 1° marzo. E’ una tre giorni - full immersion - sulla neve di Ovindoli, denominata: la Festa della Montagna Tricolore. “Ad Ovindoli scaldiamo i motori della macchina del Popolo delle Libertà – dichiara Fabrizio Di Stefano, coordinatore regionale di An – che già dal fine settimana scenderà nelle piazze di tutta la regione con i propri gazebo per distribuire il primo depliant elettorale del PdL e far compilare ai cittadini tre schede utili ad individuare le priorità del programma”. “Partiamo dalle zone interne per ribadire il diritto ad avere un Abruzzo che non corra più a due velocità, con un divario che è stato accentuato dalle politiche della giunta regionale e dai disastrosi venti mesi del governo-Prodi” prosegue Di Stefano. “Quelli di Ovindoli – conclude il coordinatore di An – saranno giorni utili al confronto sugli ultimi sviluppi della politica nazionale e daranno l’opportunità di condividere scelte e strategie per dare il contributo forte dell’Abruzzo alla vittoria del 13 e 14 aprile prossimi”.
Fonte Sandro Mori

martedì 26 febbraio 2008

Sondaggio sul quotidiano il Centro.Scegli il tuo candidato ideale:il nostro Presidente Carla Mannetti la più votata del PDL


Aspettando il 13 e il 14 aprile - e le decisioni ufficiali dei partiti - il quotidiano il Centro ha lanciato un sondaggio online. Il nostro Presidente Carla Mannetti è stata segnalata da numerosi utenti e da oggi inserita nella lista dei parlamentari e senatori uscenti.

E' solo un sondaggio, in ogni caso le parole di apprezzamento espresse sul sito del quotidiano Il Centro nei confronti del nostro Presidente, ci riempiono di gioia e ci danno la forza necessaria per continuare con passione e tenacia la nostra missione politica.

Ottenere una candidatura di Carla Mannetti in posizione utile all'interno della lista del PDL è un sogno. Ogni tanto però i sogni si avverano e noi in questi giorni vogliamo crederci e sperare!!!



Se ti interessa votare clicca qui ed esprimi la tua preferenza.

sabato 23 febbraio 2008

SANATRIX. CHE FINE HA FATTO LA PEZZOPANE ?

Con grande soddisfazione accogliamo la notizia che il Presidente del Consigio Comunale,l’Avv.Carlo Benedetti, ha accolto la richiesta avanzata dal nostro Circolo e dal capogruppo di Alleanza nazionale al Consiglio comunale Vito Colonna”

E’ quanto ha dichiarato Carla Mannetti, Presidente del Circolo Progetto L’Aquila.

Ci dispiace dover constatare che altrettanto non ha fatto la Provincia; nei nostri comunicati, infatti, avevamo chiesto alle Istituzioni locali la convocazione di un Consiglio straordinario congiunto Comune e Provincia .

Che fine ha fatto la Presidente Stefania Pezzopane che fino a ieri concordava sulle posizioni di questo Circolo in merito alla vicenda della clinica Sanatrix?”- continua la Mannetti. Da giorni il suo silenzio è assordante.

“Una cosa è certa, ad oggi non c’è chiarezza da parte di nessun organo istituzionale (Regione,Provincia, Comune e ASL) : troppe chiacchiere e pochi fatti.”

“La proprietà della clinica, nel frattempo, sta alzando troppo il tono dello scontro, chiudendo reparti anche a Villa Pini, per ottenere non si sa che cosa dalla Regione Abruzzo . I lavoratori sono terrorrizati ogni giorno sempre di più per paura di perdere il loro posto di lavoro. Anche perché per una parte degli stessi si parlava di trasferimento presso altre strutture della proprietà che, da quanto risulta oggi dagli organi di stampa, stanno chiudendo.

Ci auguriamo - conclude Carla Mannetti- che nel corso della seduta straordinaria del Consiglio Comunale emerga qualcosa di concreto nell'interesse esclusivo dei lavoratori e della nostra città”


venerdì 22 febbraio 2008

Sondaggio Coesis Research per Affari: Berlusconi davanti a Veltroni di 5 punti

E' sceso a cinque punti il vantaggio della coalizione guidata da Silvio Berlusconi sullo schieramento che candida alla presidenza del Consiglio Walter Veltroni. E' quanto emerge dalla rilevazione sulle intenzioni di voto 'Febbraio 2008' di Coesis Research (a cura di Alessandro Amadori, amministratore delegato) pubblicata in esclusiva da Affari. Il Popolo della Libertà è al 39% e la Lega Nord al 5, somma 44%. Il Partito Democratico si attesta al 34%, più un punto dei Radicali. L'Italia dei Valori è al 4%, somma 39%. Quindi, meno cinque rispetto a Pdl+Carroccio. Il totale delle forze di Centro è all'8%: Udc 5, Rosa Bianca e Udeur 1. La Sinistra Arcobaleno di Fausto Bertinotti è ferma al 7%. La Destra di Storace e i Socialisti raccolgono l'1%.
Fonte

LISTE PULITE: FINI, CANDIDATURE AL DI SOPRA DI OGNI SOSPETTO



Con piacere sosteniamo la posizione del nostro Presidente che proprio questa mattina ha ribadito il suo si alle liste pulite.


"La premessa e' che "prima di scagliare la pietra bisogna pensarci tre volte", ma di massima e' necessario presentare "candaditure che vanno al di sopra di ogni sospetto". Gianfranco Fini intervenendo a Unomattina ribadisce il suo si' alle cosiddette 'liste pulite'. Il leader di An parla di "opportunita' o meno" nei criteri di valutazione per la compilazione delle liste e ribadisce che comunque la situazione andra' valutata caso per caso.





Fonte AGI

giovedì 21 febbraio 2008

PDL: FINI, IL NOSTRO POPOLO SI RICONOSCERA' NEL PROGRAMMA CHE NON SARA' UN LIBRO DEI SOGNI


Dignita' nazionale, legalita', economia sociale e di mercato, selezione delle classi dirigenti per merito. Questi i punti che dovrebbero essere contenuti nel preambolo del Pdl. A citarli, oggi a Vicenza, e' Gianfranco Fini che si dice "fiducioso che anche coloro i quali sono rimasti disorientati dalla nascita del nuovo soggetto politico della destra potranno riconoscersi nel suo programma". Un programma che, annuncia Fini, "sara' presentato nei prossimi giorni anche per un obbligo di legge ben chiaro. Un programma che sara' la dimostrazione della volonta' del Pdl di risolvere problemi concreti e non si trattera' di un libro dei sogni: servono impegni precisi e che possono essere onorati".

Fonte AGI

Sondaggio Crespi attesta la Meloni al 36,5% e il PDL al 33,2.Ma le prospettive sono di crescita



Il confronto tra i candidati sindaco al Comune di Roma si risolverebbe, ad oggi, a favore di Franceso Rutelli, con una percentuale di consensi al 47,4% contro il 36,5% che andrebbe a Giorgia Meloni, su cui sembra ci sia la convergenza del Popolo delle Liberta'. Willer Bordon sarebbe invece fermo al 2,2% e Francesco Storace raggiungerebbe il 13,9%. Sono alcuni dei dati che emergono dal monitoraggio elettorale di 'Crespi Ricerche' sulle prossime elezioni comunali a Roma, effettuato attraverso un sondaggio telefonico realizzato il 13 febbraio scorso su un campione di 800 casi. "Questa prima rilevazione e' carente nei nomi perche' ufficialmente non c'e' ancora niente di certo - precisa Crespi Ricerche - manca ad esempio il candidato della Sinistra Arcobaleno, e La Rosa Bianca mettera' in campo Baccini come pare e non Pierluigi Diaco come annunciato da qualche giornale, e cio' potrebbe cambiare i confini di questo scenario, anche se la Capitale resta ed e' un caposaldo del centrosinistra. Oltre ai candidati abbiamo rilevato anche le liste, ma questo sondaggio e' ancora estremamente indicativo, fino a che non si risolvera' la situazione a livello nazionale". A quanto emerge dal monitoraggio inoltre, il Popolo delle Liberta' raggiungerebbe il 33,2%, La Destra il 7,0%, l'Udc il 5,0%, Rosa Bianca 3,5%, Partito Democratico 30,0%, Italia dei valori 2,0%, Radicali 1,5%, Partito Socialista 1,8%, Sinistra Arcobaleno 13,0%, altri partiti 3,0%.
Fonte Adnkronos 15.2.2008

Intanto Gianfranco FINI proprio ieri, rispondendo ad una specifica domanada sulla candidatura di Giorgia Meloni a Sindaco di Roma , ha dichiarato:"Stiamo discutendo. Mi auguro che si chiuda tra qualche ora al massimo tra qualche giorno".

CHI E GIORGIA MELONI.

Giorgia Meloni è nata a Roma il 15 gennaio 1977.
Nata e cresciuta nel popolare quartiere della Garbatella a Roma.
Inizia il suo impegno politico a 15 anni fondando il coordinamento studentesco "Gli Antenati", principale motore della contestazione contro il progetto di riforma della pubblica istruzione dell’allora ministro
Iervolino.
Nel
1996 diviene responsabile nazionale di Azione Studentesca, il movimento studentesco di Alleanza Nazionale, rappresentando tale movimento in seno al Forum delle associazioni studentesche istituito dal ministero della Pubblica Istruzione. In tale veste è autrice della proposta per l'apertura pomeridiana delle scuole finalizzata allo svolgimento di attività extracurricolari, poi accolta dal ministro Berlinguer (DPR 567), della proposta di legge per il comodato gratuito dei libri di testo nonché artefice della campagna nazionale contro la faziosità dei libri di testo.
Nel
1998 viene eletta consigliere della Provincia di Roma per Alleanza Nazionale, rimanendo in carica fino al 2002.
Nel
2000 diviene dirigente nazionale di Azione Giovani.
Nel
febbraio 2001 Gianfranco Fini, presidente di Alleanza Nazionale, la nomina coordinatrice del comitato di reggenza nazionale di Azione Giovani.
Nel
2004 viene eletta presidente di Azione Giovani durante il congresso nazionale di Viterbo.
Nel
2006 viene eletta alla Camera dei deputati nella lista di Alleanza Nazionale nel collegio Lazio 1, divenendo la più giovane donna parlamentare della XV Legislatura. Dal 4 maggio 2006 è uno dei vicepresidenti della Camera dei deputati: la più giovane di tutta la storia della Repubblica Italiana.

Estratto da "http://it.wikipedia.org/wiki/Giorgia_Meloni"



martedì 19 febbraio 2008

LA MELONI CORRE AL CAMPIDOGLIO PER IL PDL. FORZA GIORGIA!!!!


Niente "elefantino" al Campidoglio. Il candidato del Popolo della liberta' alla poltrona di sindaco di Roma sara' Giorgia Meloni, giovane esponente di An, gia' vicepresidente alla Camera. Tramonta, dunque, l'ipotesi Giuliano Ferrara. La candidatura del direttore del 'Foglio' a primo cittadino della Capitale ieri aveva ottenuto il via libera di An ma la condizione posta da Ferrara di garantire l'apparentamento alle politiche del Pdl con la sua lista per la vita ha bloccato l'accordo.

(fONTE CORRIERE.IT)


UNA SCELTA GIUSTA, ANZI GIUSTISSIMA.
FINALMENTE UNA DONNA: GIOVANE E SIMPATICA MA NEL CONTEMPO PREPARATA,ONESTA E SERIA.
In bocca al lupo da parte mia e del nostro Circolo!
Carla M.

PEDOFILIA: FINI, CASTRAZIONE CHIMICA E NON SOLO PENE SEVERE



La "certezza della pena" è necessaria per combattere il fenomeno della pedofilia, ma "i pedofili il più delle volte sono dei malati" quindi "non è sufficiente dire aumentiamo la pena, occorre anche una terapia, un trattamento, che è la castrazione chimica". Lo ha affermato il presidente di An Gianfranco Fini, commentando ai microfoni del Tg1 il caso del pedofilo di Agrigento."Bisogna mettere i pedofili, attraverso un intervento chimico - ha aggiunto il leader di An - di non avere più la pulsione, la tentazione, di abusare dei minori". "Mi fa piacere - ha osservato infine Fini - che anche Veltroni ora scopra la certezza della pena, la tolleranza zero. Meglio tardi che mai".
Fonte sito di Alleanza Nazionale

lunedì 18 febbraio 2008

Sondaggi elettorali le considerazioni di Renato Mannheimer



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La scelta di Casini di correre da solo costituisce un ulteriore momento del progressivo assestamento dell’offerta politica in vista delle prossime consultazioni. E comporta, ovviamente, alcuni problemi aggiuntivi per il Pdl, specie per l'assegnazione dei premi di maggioranza in Senato (che, come si sa, avviene disgiuntamente per ciascuna regione e vede, quindi, scenari assai differenziati nel paese). E, di conseguenza, per la distribuzione degli eletti in questo ramo del Parlamento.
1) La situazione attuale Il quadro è ancora assai incerto e mutevole, data specialmente l’alta percentuale di elettori ancora indecisi per il partito—e, spesso, per la coalizione — da votare. A tutt’oggi, comunque, il Pdl si conferma il partito più votato, con circa il 39-40%. Cui va, naturalmente, aggiunto il 5-6% raccolto dalla Lega Nord. Nel complesso, quindi, la forza politica guidata da Berlusconi otterrebbe il 44-46%. La quale ha tuttavia dei competitori temibili, sia verso destra, sia verso il centro. Da una parte c’è la formazione di Storace e Santanchè. Essa ottiene oggi nei sondaggi solo grosso modo l’1-2%, ma la sua notorietà è ancora soprattutto circoscritta al segmento di elettorato che segue con attenzione la politica, per cui è ragionevole ipotizzare che la campagna elettorale possa, forse, allargare il suo seguito. Dall’altro verso, ci sono l’Udc e le altre forze che si collocano al centro, come la Rosa Bianca (per la quale, tuttavia, vale nuovamente il discorso della ancora scarsa conoscenza): nel loro insieme, sembrano attirare il 6-7%. Si tratta di una percentuale di voti importante, specie per le sue conseguenze in termini di assegnazione dei seggi. Secondo un computo del professor D’Alimonte, infatti, la mancata alleanza con l’Udc potrebbe sottrarre al Pdl il premio di maggioranza per il Senato (che passerebbe ovviamente al Pd) in ben sei regioni (Umbria, Marche, Abruzzo, Basilicata, Calabria, Sardegna) o forse sette (comprendendo la Liguria, ove però la situazione è più contraddittoria): ciò comporterebbe una sensibile riduzione del vantaggio di Berlusconi in termini di senatori e una seria messa in discussione della capacità di reggere di un suo futuro governo. Sull’altro lato del mercato elettorale, la Sinistra Arcobaleno ottiene oggi circa l’8-9%. Ma qui primeggia ovviamente il Pd, stimato attorno al 32-34%. Cui va sommato il consenso per Di Pietro, indicato attorno al 4%. Nell’insieme, quindi, Veltroni può contare su circa il 36-38% e si attesta ad almeno 7-10 punti da Berlusconi. Un distacco molto significativo, ma non irrecuperabile.
2) La campagna elettorale Di qui l'importanza crescente della campagna elettorale, che sta entrando nella sua fase più calda. Per ora, lo si è visto nei dibattiti televisivi, i toni sono ancora tranquilli e il confronto è spesso basato sui contenuti. Ciò è stato fortemente apprezzato dagli elettori, che hanno manifestato più volte in passato un forte disappunto per le risse e gli scontri troppo violenti. E’ ragionevole pensare, tuttavia, che la campagna assumerà un carattere di maggiore asprezza nelle prossime settimane. Sia perché i leader dovranno inevitabilmente pensare anche a mobilitare i rispettivi segmenti di elettorato sensibili soprattutto al voto «contro ». Sia, specialmente, perché, come si è visto, diversi indicatori suggeriscono che l’esito, vale a dire la vittoria del Pdl, benché assai probabile, non possa essere dato per scontato.
3) La popolarità dei leader In particolare, alcuni dati recenti fanno ipotizzare l’esistenza di cenni di «rimonta» del Pd. Negli ultimi giorni, le intenzioni di voto per Veltroni si sono accresciute di qualche punto percentuale: è un segnale debole, la cui misura è vicina al margine di approssimazione statistica, ma che può indicare l’esistenza di un trend diverso da quello manifestatosi negli ultimi mesi. In più, occorre considerare l’effetto del grado di popolarità dei leader. Molti elettori, specie i più lontani dalla politica, che tendono a decidere il voto negli ultimi giorni, faticano a distinguere nei dettagli le proposte di contenuto e si affidano più volentieri alla fiducia ispirata loro da questo o da quel personaggio, specie nei dibattiti televisivi. Ciò che muove questo segmento di popolazione, insomma, è più il grado di affidabilità ispirato dalla persona che l’adesione all'uno o all’altro elemento del programma. Proprio dal punto di vista della popolarità, Veltroni appare avvantaggiato. Da ormai qualche mese, nella graduatoria del consenso, il segretario del Pd è riuscito a scavalcare Fini che deteneva il primato da molto tempo. Veltroni risulta oggi gradito addirittura al 55% degli italiani, compresa dunque una quota significativa (quasi il 40%) dell’elettorato di centrodestra. Naturalmente, il possedere più popolarità non significa, di conseguenza, ottenere voti nella stessa misura. Si può essere molto apprezzati e poco votati o viceversa. Si tratta, tuttavia, di un plus significativo che può, forse, incidere in qualche misura nella campagna elettorale in corso.

Fonte www.corriere.it

ELEZIONI: al momento lo scontro(non il confronto) è all'interno delle due coalizioni.

E' una campagna elettorale anomala quella che si va profilando in questi giorni. Le scelte dei leader dei due grandi schieramenti, Veltroni e Berlusconi, stanno di fatto alimentando sempre più scontri interni ai due schieramenti.
La sinistra radicale e i socialisti attaccano Veltroni, Casini attacca Berlusconi, Storace attacca Fini.
Al momento il quadro è desolante e sicuramente alimenta la disaffezione per la politica.

Si litiga.Punto e basta!
Anche persone come me, militanti da anni, si sentono confuse e la cosa ancor più grave prive di entusiasmo.
Mi auguro che superata questa prima fase di "rodaggio", si pensi prima di tutto ad elaborare un programma serio che permetta alla nostra nazione di risolvere i tanti problemi che i cittadini vivono quotidianamente ed a presentare liste credibili. La scelta dei candidati,infatti, rappresenta il momento più importante e qualificante per una nuova forza politica quale il partito del popolo della libertà.

Carla Mannetti

domenica 17 febbraio 2008

CON LA NASCITA DEL POPOLO DELLE LIBERTA' AN NON MUORE


Ecco perchè An si scioglie ma non muore, questo il titolo dell'articolo di Gennaro Malgieri pubblicato oggi sul quotidiano Libero.

"Il radicamento storico-politico della destra nazionale, sociale e popolare in un contesto valoriale segnato dalla difesa delle identità culturali e civili, dal riconoscimento della sacralità e centralità della persona, dal sostegno ad un'economia al servizio dell'uomo, dalla prospettiva di uno sviluppo che non azzeri le tradizioni, non poteva che avere come sbocco l'approdo ad un progetto nel quale questo patrimonio potesse vivere nell'unità di altre soggettività aventi i medesimi obiettivi. Fin dai tempi di Fiuggi, nell'inverno 1995, si capiva che la nuova destra che nasceva non da un'abile operazione di maquillage, ma da una profonda esigenza di rinnovamento per concorrere alla ridefinizione del sistema politico, non si sarebbe arrestata sul ciglio di un pur soddisfacente posizionamento elettorale.
Essa manifestava apertamente l'ambizione, attraverso lo strumento di An, di promuovere una "tranquilla rivoluzione" politica la cui forza si è palesata negli ultimi tredici anni.Il compiersi di eventi che hanno portato all'affinamento tra componenti politiche dalle diverse storie e provenienze nell'ambito del centro destra, e la verificata compatibilità tra le stesse nel dar vita a programmi di governo comuni, ha indubbiamente agevolato la costruzione del bipolarismo che adesso attende il naturale consolidamente atteso da quell'eletorrato che prima si è ritrovato nel polo e poi nella Cdl.
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Ecco perchè Fini, con una mossa a sorpresa, ma non tanto poi per chi ne conosce il percorso e lo ha seguito nella sua idea di modernizzazione della politica, ieri ha posto la prima pietra di una stagione costituente che porterà An a costruire insieme con altri un movimento nuovo, riformatore, incardinato nella grande famiglia dei riformatori europei, che è il PPE, non più da tempo Internazionale democrastiana, ma luogo nel quale si ritrovano diverse formazioni politiche di orientamento conservatore (nell'accezione continentale di questo termine) unite culturalmente da un sentimento di appartenenza europea ed occidentale, irrobustito dalla visione del mondo cristiana.
An, dunque, alla fine del suo lungo e tutt'altro che facile tragitto non si estinguerà, ma vivrà in un'entita più grande assecondando quel che gli si chiedeva da parte di molti e che Fini ha preparato con indiscutibile perizia: rinunciare al particolarismo identitario per contribuire alla formazione di un partito legato al popolo, a quel popolo delle libertà, in particolare, che il 2 dicembre 2006 vedemmo sfilare per le strade di Roma con una solo richiesta civilmente formulata alle classi dirigenti del centro dirigente del centro destra: unitevi per far vincere l'Italia profonda, animata da valori tenuti in nessun conto per troppo tempo e che non hanno trovato adeguata rappresentanza in una società dominata dall'egemonia culturale relativista e materialista.
Può esserci rimpianto, rammarico, insofferenza di fronte ad un'operazione di questo genere che non nasce negli alambicchi dei laboratori politologici, ma dalla storia stessa di una comunità di militanti e di simpatizzanti? Credo che possa esserci soltanto "nostalgia dell'avvenire", per usare un ossimoro caro ad una vecchia destra che nessuno si sogna di rinnegare perchè non c'è nessun motivo per farlo. E questa nostalgia dell'avvenire credo sia ben presente a Fini ed alla classe dirigente del suo partito accingendosi a scandire le tappe di un processo che vedrà An protagonista della semplificazione del sistema, come vogliono gli elettori.
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E chi, non comprende una tale novità e perciò si attarda nel rivendicare la propria "diversità", è destinato ad autoescludersi dal processo del rinnovamento in corso, al quale non ha dato apporti decisivi l'ingegneria costituzionale, mentre vi sta riuscendo la politica che agisce per le vie del realismo e della necessità.Si spiega così l'accelerazione di Fini. Al quale è ben presente la posta in gioco ben oltre l'evento elettorale.O la Grande Riforma comincia dalle forze politiche o saranno le forze politiche ad autodelegittimarsi e ,sec iò dovesse accadere, non potrebbero che dire addio alla loro funzione, con la certezza che nessuna ipotesi di riformare il sistema istituzionale, economico, sociale potrebbe più essere praticata. Esponendo, quindi, l'Italia, se malauguratamente le cose dovessero andare in questo modo, al più grave dei pericoli : un inarrestabile decadenza. An, dunque, si è spinta laddove la ragione l'ha portata. Lo ha fatto seguendo la linea che il suo elettorato le ha indicato e valutando i rischi di un "nuovo inizio".Ha comcluso che alle spalle non si lasciava macerie, ma un insieme di storie che, comunque le si voglia leggere, fanno parte del suo patrimonio e della sua memoria. Fattori, questi ultimi, che non si cancellano, ma vivono in nuove avventure, come quella che ha appena cominciato a scrivere.
Il popolo della libertà, dunque, non è più un'aspirazione, ma sta per diventare una vera, accogliente casa comune. E la politica, vista non soltatnto dal centro destra, forse da ieri ha qualche speranza in più di essere compresa dagli italiani.

sabato 16 febbraio 2008

FINI: il congresso d'autunno sancirà lo scioglimento di AN




"In autunno si terra' il congresso di An e li' stabiliremo le tappe e le regole che porteranno a un soggetto unico. Lo scioglimento di An passera' da quel congresso d'autunno". Gianfranco Fini anticipa in un'intervista a Libero la fine di Alleanza nazionale e la confluenza nel Popolo delle Libertà. "Ovviamente - dice il leader di An - la stessa cosa dovrà farla anche Forza Italia".
"Col Popolo della Liberta' si apre una nuova stagione - sottolinea Fini - sia a livello nazionale, sia locale, visto che ci presenteremo uniti anche alle amministrative". Quanto alla scelta di Pier Ferdinando Casini, Fini dice che gli dispiace se andrà da solo. "Pero' il mio amico Pier - fa presente - non può pretendere di far parte di una coalizione senza partecipare al progetto per cui e' nata. L'alleanza con la Lega è un fatto a sé, per la tipicità del suo essere movimento territoriale. L'Udc non è nella stessa condizione".
Nell' intervista Gianfranco Fini affronta, tra l'altro, il nodo dei temi etici nel dibattito politico e dice che "l'aborto è una questione ineludibile per la politica, anche perché richiama temi collegati alla difesa della vita e della morte. Però, non lo nego - aggiunge - sono rimasto spiazzato dalla decisione di Ferrara di metter su una lista il cui unico tema è appunto l'aborto. Sia chiaro: io sono contro l'aborto e per la difesa della vita, cosi' come ritengo che la 194 sia da applicare nella sua interezza, soprattutto nella fase della prevenzione. Pero' una lista sull' aborto...".
Non c'e' motivo, spiega Fini, di ricalcare il percorso tracciato dall'accordo tra Pd e Idv, con Di Pietro che presenta il proprio simbolo e poi si impegna a fare il gruppo unico in Parlamento. "Francamente -dice Fini- non vedo la ragione dell'operazione. Veltroni ha fatto l'accordo con l'Italia dei valori perche' spera di agganciare il dipietrismo, cioe' quel miscuglio di antipolitica e giustizialismo che l'ex pm rappresenta assieme a Grillo. E comunque non vedo neanche il perche' dovremmo ripetere l'errore di Veltroni. Lui aveva detto che sarebbe andato da solo e invece ha stretto un accordo con Di Pietro. Lasciamo che sia il solo a contraddirsi".
Qualche mese fa i rapporti con Berlusconi sembravano volgere al peggio. Poi e' cambiato qualcosa. "E' cambiato -risponde Fini- il patto politico. Ero e sono contrario a confluire in un partito deciso unilateralmente da Berlusconi, della serie: prendere o lasciare. Cosi' non e': tutto quello che stiamo costruendo e che costruiremo fa parte di un progetto condiviso assieme. Il Popolo delle liberta' che stiamo proponendo agli italiani non nasce a San Babila, sul predellino o ai gazebo: nascera' nell'urna il 13 e 14 aprile".
Veltroni ha anticipato nei giorni scorsi la disponibilita' a concedere all'opposizione la presidenza di un ramo del Parlamento, di alcune commissioni di vigilanza e un patto di consultazione. Sarà cosi' anche per il Pdl? "Penso proprio di si'. Ovviamente, non nascondiamoci, dipendera' anche dall'atteggiamento dell'opposizione in campagna elettorale o subito dopo. Se i toni rimarranno questi -conclude Fini- non vedo cosa ostacoli una decisione simile".

LE DICHIARAZIONI DI FINI ALLA DIREZIONE NAZIONALE DEL PARTITO



Identita' di Alleanza nazionale a rischio? La scelta di dar vita ad una lista unica con Forza Italia cancellera' o annacquera' l'identita' di An? A questi interrogativi Gianfranco FINI aprendo la direzione del partito risponde in modo categorico: "E' esattamente il contrario. L'identita' - osserva - non puo' essere un simbolo grafico, altrimenti si tratterebbe di una identita' debolissima. L'identita' e' gerarchia di valori che si realizzano nei programmi, capacita' di leggere la societa' italiana e di realizzare una sintesi proprio negli interessi dei nostri cittadini". Quindi - argomenta ancora il leader di An - "non trovo comprensibile la decisione dell'Udc proprio perche' i valori di riferimento del Pdl sono di tutto il centrodestra italiano e anche dell'Udc". Il leader di An confuta anche la tesi di chi sostiene che il Pdl sia spostato a destra: "A parte - osserva - che non ci sarebbe da lamentarsi, si tratterebbe di una conferma del nostro ruolo di riferimento nella politica italiana. Ma non e' cosi'.


Gianfranco Fini auspica che si arrivi al soggetto politico unico (Pdl) e nella direzione di An sottolinea: "Non tutti nel Ppe hanno radici democristiane". "Il Pdl non e' un accordo elettorale, e' la costola del Ppe. Il Pdl e' il centrodestra italiano", ha precisato, annunciando "un congresso ad autunno" per la nascita "di un soggetto politico unico". "La Lega non e' una realta' nazionale, e' un movimento territoriale", ha poi aggiunto spiegando la scelta del Pdl di consentire al Carroccio di correre con il proprio simbolo. Opzione non consentita all'Udc.
"A Casini dico che ripeterei le stesse cose dette" all'indomani dell'annuncio di Silvio Berlusconi di voler dar vita ad un nuovo partito, "soltanto che lo scenario da allora e' cambiato", oggi non si tratta di confluire in una nuova formazione "ma di far insieme le liste, discutere e approvare insieme un programma e le regole" e dopo il voto "dar vita ad un soggetto politico unico". Gianfranco Fini, si rivolge direttamente al leader dell'Udc: "I passi o si fanno o non si compiono. Non si puo' fare un passo in avanti ed avere la possibilita' di tornare indietro. O ci si sta convintamente o e' meglio non farne parte". Ed ancora: "Non c'e' una annessione, non siamo chiamati ad aderire ma a contribuire alla formazione di una lista e dopo un congresso di un partito". "I valori del Pdl non sono altro che i valori del Ppe, gli stessi proprio dell'Udc", argomenta ancora Fini. "Non si tratta - ragiona - di porre un veto. Qualcuno forse non ha capito: nel momento in cui si da' vita ad una fase nuova, ad una storia nuova non si puo' fare una eccezione. Per quale motivo l'Udc no? Saremmo partiti con il piede sbagliato - conclude - se avessimo concesso un diritto di autonomia".
FONTE AGI

venerdì 15 febbraio 2008

PDL: PRESENTATA LA CAMPAGNA DI COMUNICAZIONE DI AN, PIU' SICURI C'E' ALLENZA


Alleanza nazionale "c'è e non si scioglie". Lo assicura ai giornalisti il portavoce del partito Andrea Ronchi in una conferenza stampa a Montecitorio, con Ignazio La Russa e Roberto Menia, per la presentazione dei manifesti sei per tre che animeranno la pre-campagna elettorale del partito. 'Più sicuri. C'è alleanza.', è lo slogan prescelto, con sotto il logo del Popolo della libertà e la scritta Berlusconi presidente. "La nostra campagna - osserva il portavoce di An, Andrea Ronchi - è l'ennesima dimostrazione che non ci sciogliamo, come del resto non si scioglie Forza Italia, ma siamo presenti ventre a terra insieme a Berlusconi per un progetto che non è solo una lista elettorale ma che ha una portata addirittura storica e che realizzerà il bipolarismo compiuto nel nostro paese. Tra noi e Fi ci sarà una gestione unitaria della campagna elettorale e realizzeremo di qui in avanti sinergie per ottimizzare le risorse. Ma per noi - aggiunge ancora Ronchi - è fondamentale spiegare che An c'è. E lo vedrete a breve nel programma, dove la nostra identità è presente attraverso i nostri valori, progetti ed idee guida". Ronchi spiega comunque che "il simbolo di An non sarà presente in campagna elettorale per non confondere l'elettorato."Riutilizzeremo i gazebo che si sono rivelati - spiega il responsabile del Dipartimento Propaganda di An, Roberto Menia - strumento utilissimo, tanto che già da mesi abbiamo rifornito in tal senso tutte le federazioni locali del partito". "Con i nostri manifesti - sottolinea il capogruppo di An, Ignazio La Russa - vogliamo mettere in evidenza che con il Pdl riannoderemo i fili di un'Italia sfilacciata a causa del governo di centrosinistra".

giovedì 14 febbraio 2008

Carla Mannetti:NASCE L’ASSOCIAZIONE “PROGETTO L’AQUILA VERSO IL POPOLO DELLE LIBERTA’”

Su iniziativa di Carla Mannetti è stata costituita l’Associazione “Progetto L’Aquila verso il Popolo delle Libertà”.

“In questo momento particolare della vita politica ho ritenuto opportuno proporre la nascita di un laboratorio ove confrontarci sul nuovo percorso politico che la coalizione di centro destra sta portando avanti ”. E’ quanto ha dichiarato Carla Mannetti, promotrice dell’iniziativa.

“L’idea è stata accolta con favore da tutti i componenti del direttivo del Circolo di Alleanza Nazionale Progetto L’Aquila. Nei prossimi giorni sarà presentata l’associazione e saranno organizzati momenti di confronto perchè crediamo che la cosa più importante sia ascoltare e soprattutto coinvolgere e rendere protagonista il popolo delle libertà.
E’ innegabile, infatti, che nel centrodestra c’è sempre stata quella comunione di valori che abbiamo sempre trovato nelle piazze. E allora noi proponiamo di ripartire proprio dai valori che ci hanno sempre legato. La sfida è quella di dare un contributo fattivo nella trasformazione del sistema politico, di semplificarlo e di renderlo sul territorio più vicino alle esigenze della gente. E’ una scommessa difficile, ma noi ci crediamo”.

“L’Associazione sarà un punto di riferimento importante soprattutto per l’imminente campagna elettorale aperta a tutte le forze che si riconoscono nel progetto di Fini e Berlusconi”

Per che vuole aderire progettolaquila@email.it

mercoledì 13 febbraio 2008

Ha ragione Marcello Veneziani si può essere di destra anche nel partitone


Riportiamo parte dell'articolo di Marcello Veneziani pubblicato oggi su Libero


"No, non ci vestiremo di nero, per lutto e nostalgia, per la fine di Alleanza Nazionale che confluirà nel gran calderone dell'Iperpartito di Berlusconi. Dico noi, liberamente e maledettamente di destra. Girando l'Italia da sud a nord per presentare il mio libro, ho notato una cosa. L'annuncio della lista unica, preludio verosimile al partito unico, ha registrato un freddo ma largo consenso e solo un paio di chiazze negative. Una, comprensibile, degli apparati di partito, quelli periferici in particolare, per una ragione comprensibilissima: non hanno rapporti magnifici con i loro vicini di Forza Italia e dunque l'idea di coabitare genera la stessa reazione che hanno di solito i bancari davanti alle fusioni. Umano, troppo umano. Ma non mi sembra un problema insormontabile. La seconda chiazza nera viene invece dall'esterno e magari neanche in buona fede. Negli incontri che ho con intellettuali,giornalisti, elettori e amministratori di sinistra,cercano di suscitare l'orgoglio di un destroso citando la doppia perdizione a cui andremo incontro : ma che effetto vi fa morire democristiani oppure morire berlusconiani? sanno che come i cani di Pavlov scattano a questo punto i riflessi condizionati e la nostalgia della durezza-purezza e a volte della ducezza. Ma al di là dell'astuto tranello di una domanda così, non mi pare di ravvedere a destra segni di disperazione per questa unione.........L'idea di finire democristiani a questo punto credo che non spaventi e non indigni più come la peggiore delle sciagure; e poi, perchè finirebbero democristiani, solo perchè aderiscono al Ppe, dove oggi si raccolgono anche forze eminenti di destra che non provengono dalla tradizione democristiana? Ma no, se volete vincere, dovete accettare l'idea di confluire in una formazione più grande e inevitabilmente più variegata, senza alcuna nostalgia per l'intermezzo di Alleanza Nazionale. Che vorrei ricordarlo ai nostalgici di tutti i passati, nel suo progetto originario davanti al crollo della Dc e all'avvento del bipolarismo , non puntava ad essere il partito della destra ma l'erede di tutto il centro-destra, dal Piccone agli ex dc.

Poi arrivò Berlusconi e quel progetto lo realizzò lui....

Gianfranco FINI spiega la svolta storica del partito unico


Gianfranco Fini spiega le ragioni della svolta di Alleanza Nazionale in due interviste rilasciate al Giornale e al Gazzettino ne riportiamo di seguito i passaggi più importanti.
"L'accordo sancito con Silvio Berlusconi sancisce la fine della Seconda Repubblica e segna l'avvio della Terza. Finalmente gli italiani potranno andare alle urne scegliendo tra due grandi schieramenti come avviene in tutte le grandi democrazie dell'alternanza in Europa , senza doversi dividere in miriade di partiti e partitini.
Non sarà un cartello elettorale, guai se lo fosse. E' un progetto molto più ambizioso che nasce da un accordo politico e che troverà la sua consacrazione nel momento elettorale ma dovrà necessariamente svilupparsi dopo. Del resto Berlusconi ha chiarito che coloro che saranno eletti nel Pdl faranno parte di un unico gruppo parlamentare.
Non sono preoccupato dal fatto che queste elezioni si svolgeranno senza il simbolo di An per due ragioni:le identità dei partiti non sono espresse solo dai simboli- se fosse così si tratterebbe di dientità assai deboli- ma dai valori e dai principi di riferimento. E da questo punto di vista c'è una sostanziale omogeneità soprattutto con Forza Italia.
Inoltre già nel 1996 e nel 2001 la maggior parte dei deputati e dei senatori vennero eletti con un simbolo che non era nè quello di Forza Italia nè quello di AN.
An dovrà discutere fin dalla direzione nazionale di sabato, che sarà allargata a tutti i parlamentari, della nuova strategia .E se come mi auguro ci sarà il via libera, nei primi mesi dell'autunno sarà indetto un congresso per sancire questa decisione e avviare la fase successiva che dovrà portare alla nascita di un vero e proprio partito."

martedì 12 febbraio 2008

BERLUSCONI incalza l' UDC. Giuliano Ferrara a sorpresa presenta una sua lista





"Sarebbe molto saggio" non candidarsi a palazzo Chigi. Silvio Berlusconi intervenendo a 'Porta a porta' premette di non essere entusiasta per il fatto di presentarsi per la quinta volta come candidato premier, pero' aggiunge che c'e' "bisogno di un cambio di governo" e di un partito che metta insieme "tutti i moderati" che non si riconoscono nella sinistra: "Pare che Silvio Berlusconi sia indispensabile, sono sicuro di farcela, questo governo ha scontentato tutti, tutti i sondaggi ci danno ampiamente in testa". Intanto Giuliano Ferrara soprende tutti e annuncia la sua 'discesa in campo' con una lista anti aborto. Anche lo stato maggiore azzurro resta disorientato, tanto che il coordinatore di Forza Italia, Sandro Bondi, invita il conduttore di 'Otto e mezzo' a schierarsi nel partito del popolo della Liberta'. Nel centrodestra dunque si discute di candidature e di alleanze. E si attendono soprattutto le mosse di Pier Ferdinando Casini. Il leader dell'Udc, accusato da Savino Pezzotta di "non avere coraggio", ha spiegato di voler aspettare giovedi' - ci sara' la direzione del partito - per rispondere all''appello' di chi vuole i centristi riallinati con le ex forze della Cdl nella nuova formazione politica. "Basta giochetti di palazzo", ha intimato ieri l'ex premier che in un'intervista a 'Tempi' e' sceso in campo nel chiedere all'Onu una moratoria sull'aborto. Ad attaccare Silvio Berlusconi e' Francesco Storace: "Corriamo da soli - ha ribadito il leader della Destra - Silvio ha preferito chi come Fini lo ha preso a mattonate".

Fonte AGI

lunedì 11 febbraio 2008

10 febbraio Il Giorno del Ricordo. Progetto L'Aquila ha partecipato agli eventi organizzati dall'Associazione Venezia Giulia e Dalmazia

10 febbraio 2008
LA GIORNATA DEL RICORDO

'La Repubblica riconosce il 10 febbraio quale 'Giorno del ricordo' al fine di conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell'esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della piu' complessa vicenda del confine orientale'. Con queste parole, tratte dal testo legislativo che nel marzo del 2004 stabiliva l'ufficialita' della ricorrenza oggi festeggiata per il quarto anno consecutivo, lo Stato italiano stabiliva a distanza di decenni dalla fine della Seconda guerra mondiale di tributare un riconoscimento ai congiunti degli infoibati. E di portare cosi' alla luce del sole vicende dolorose ma fino ad allora rimaste spesso ignote a quanti non vissero i giorni drammatici della fine del conflitto.
Il termine 'foiba' e' una corruzione dialettale del latino 'fovea', che significa 'fossa'; le foibe, infatti, sono voragini rocciose, a forma di imbuto rovesciato, create dall'erosione di corsi d'acqua; possono raggiungere i 200 metri di profondita'. Si calcola che in Istria ve ne siano piu' di 1.700. Cio' che rende tristemente famose queste cavita' geologiche e' tuttavia legato all'uso che i partigiani iugoslavi ne fecero dal 1943 al '45 come sito per l'occultamento di cadaveri. Questo particolare e agghiacciante utilizzo delle foibe avvenne in due periodi. Il primo e' successivo all'8 settembre 1943, cioe' all'armistizio tra Italia e Alleati. In quel periodo nei territori dell'Istria, abbandonati dai soldati italiani, i partigiani delle formazioni slave, ma anche gente comune, per lo piu' delle campagne, fucilarono o gettarono nelle foibe centinaia di cittadini italiani, bollati come 'nemici del popolo'.
Il secondo e piu' intenso periodo di 'infoibamento' accadde tra il primo maggio e il 12 giugno 1945 (quando gli anglo-americani rientrarono a Trieste occupata dalle milizie di Tito) tra Trieste e Gorizia, con l'uccisione di diverse migliaia di persone, molte delle quali gettate vive nelle foibe. La 'foiba' piu' conosciuta e' quella di Basovizza, sebbene si tratti di un pozzo artificiale e non di una cavita' naturale. Riguardo a questo secondo momento le cronache parlano di un imponente tentativo di epurazione e di 'caccia all'italiano'. Il numero globale degli 'infoibati' e' ancora incerto.
Negli anni '60 il comune di Trieste sulla base dei dati dell'ufficio anagrafico, stilo' un elenco di 4.122 scomparsi. Per il tenente colonnello inglese De Gaston, capo del Patriots Office, il numero oscillerebbe intorno ai 9.800, di cui oltre 4000 civili, donne e bambini compresi. Il Centro studi adriatici ha invece stabilito nel 1989 che le vittime furono 10.137, di cui 994 infoibate, 326 accertate ma non recuperate dalle profondita' carsiche, 5.643 vittime presunte sulla base di segnalazioni locali o altre fonti, 3.174 morte nei campi di concentramento jugoslavi.
Il 10 febbraio 2007 il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano dichiaro': 'Va ricordato l'imperdonabile orrore contro l'umanita' costituito dalle foibe, e va ricordata la 'congiura del silenzio', la fase meno drammatica ma ancor piu' amara e demoralizzante dell'oblio. Anche di quella non dobbiamo tacere, assumendoci la responsabilita' dell'aver negato, o teso a ignorare, la verita' per pregiudiziali ideologiche e cecita' politica, e dell'averla rimossa per calcoli diplomatici e convenienze internazionali'
Fonte Agi
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A L'Aquila per ricordare i martiri istriani, giuliani e dalmati delle foibe alle ore 15.30 presso Via Norma Cossetto in località Pettino sono stati deposti dei fiori, e alle ore 16, 30 presso la Chiesa di S.Maria Paganica è stata celebrata una messa in suffragio dei martiri da Don Renzo Narduzzi.
Il nostro circolo ha partecipato alle iniziative e ringrazia sentitamente Livio Gobbo per l'impegno che svolge con grande passione quale Presidente Regionale dell'Associazione Venezia Giulia e Dalmazia.

venerdì 8 febbraio 2008

Berlusconi: lista unica con An.

Milano, 8 febbraio 2008 fonte RAI news 24



Il presidente di Alleanza nazionale Gianfranco Fini è a Palazzo Grazioli per incontrare il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi. All'ordine del giorno, la lista unica Fi-An per le prossime elezioni politiche. Intervenendo a 'Panorama del giorno', Berlusconi ha anticipato che il Partito del popolo della libertà "avra' una lista unica" alle elezioni del 13 e del 14 aprile. Addio, sinomma, ai simboli di An e Udc. Pronta la replica del segretario dell'Udc Lorenzo Cesa: "Abbiamo il massimo rispetto per le scelte di Fi e An, cosi' come degli altri partiti di opposizione. Se riterranno più opportuno andare da soli alle elezioni, certamente anche l'Udc correra' da sola, rivolgendosi al popolo dei moderati". Berlusconi: non è una risposta a Veltroni "Non c'è nessuna contromossa da parte mia e da parte nostra rispetto alla decisione di Veltroni -ha aggiunto Berlusconi- Il leader del Partito democratico non ha fatto una scelta da attribuirsi al coraggio, ha fatto una scelta di necessità, perché si doveva e si deve togliere dall'abbraccio mortale della sinistra radicale e antagonista con cui non e' riuscito ad andare d'accordo in meno di due anni di governo".
Il Cavaliere ha quindi ribadito che nella nuova formazione di centrodestra non troveranno posto "soltanto Forza Italia e Alleanza nazionale, ma tutti coloro che ci saranno. Altro non è che un ulteriore passo in avanti di quello che io avevo da tempo annunciato e a cui da tempo lavoravo, che aveva trovato il 18 di novembre la conferma pubblica da piazza San Babila a Milano: cioe' un movimento più grande, importante che unisse tutti i cittadini italiani che non si riconoscono nella sinistra e che condividono i valori che hanno consentito lo sviluppo della libertà in tutte le democrazie occidentali. Quindi un grande, grande movimento dei liberali e dei moderati italiani, dato che i nostri elettori vogliono resta uniti". Per quanto riguarda il programma "continueremo con i gazebo -ha spiegato l'ex premier- per sottoporre ai cittadini la scelta delle priorità . Presenteremo un programma sottoforma di disegni di legge e indicheremo quanti approveremo al primo Consiglio dei ministri, quanti al secondo e cosi' via via nei primi cento giorni. Credo che saranno una decina di punti che toccheranno tutti i settori per rimediare sia alle inefficenze strutturali dell'Italia, sia ai danni combinati da questo governo nei suoi 18 mesi".

giovedì 7 febbraio 2008

BERLUSCONI CORRE DA SOLO? AFFARI ITALIANI SVELA I RETROSCENA

Retroscena: Berlusconi non molla gli alleati.
Ma non ci sarà il caravanserraglio
Giovedí 07.02.2008 10:13

Vorrei ma non posso. O meglio, un'utopia. L'idea di correre da solo alle prossime elezioni politiche ha effettivamente accarezzato la mente e il cuore di Silvio Berlusconi. Soprattutto dopo la decisione di Walter Veltroni di rompere con la sinistra radicale e limitarsi (forse) alla sola alleanza con l'Italia dei Valori. Ma i massimi esponenti di Forza Italia e gli uomini più vicini al Cavaliere spiegano ad Affari che, alla fine, il leader azzurro non romperà con gli storici alleati della Casa delle Libertà: Alleanza Nazionale, Udc e Lega Nord. L'obiettivo resta comunque quello di evitare il caravanserraglio, ovvero una scheda elettorale con 12, 15 o 18 simboli a fronte di un Partito Democratico solo e coeso. Berlusconi teme che in campagna elettorale il sindaco di Roma sfoderi quest'arma per accusare il Centrodestra di essere un'Armata Brancaleone. L'ex premier, però, non può troncare i legami con Fini, Casini e Bossi. Primo perché salterebbero moltissime giunte regionali, provinciali e comunali (la Lombardia, il Veneto e Milano solo per fare qualche esempio). E secondo perché, a differenza del Pd, il progetto Popolo della Libertà è ancora un embrione, un contenitore vuoto.
E quindi? Come si sta muovendo il Cavaliere? Evitare al massimo la frammentazione della CdL e serrare le fila. Stringere un patto di ferro, controfirmato da tutti, con An, Udc e Lega. Da presentare anche in televisione, agli occhi di tutti i cittadini. Poi sarà lo stesso Berlusconi a farsi carico della miriade di partitini che popolano il Centrodestra. L'ipotesi più probabile è quella di una confluenza in Forza Italia, che per l'occasione dovrebbe avere nel simbolo anche la scritta Popolo della Libertà e il nome del candidato alla presidenza del Consiglio. Nelle liste azzurre, quindi, verranno ospitati certamente gli ex Udc di Giovanardi, la Nuova Democrizia Cristiana di Rotondi (che ha già detto sì), i Riformatori Liberali di Della Vedova, i Circoli della Brambilla, il Pri di Nucara, i Pensionati di Fatuzzo, il Nuovo Psi, Azione Sociale della Mussolini (che potrebbe però anche rientrare nel partito di Via della Scrofa) e, se verrà trovato un accordo, come sembra, l'Udeur di Mastella. Discorso a parte per La Destra di Storace e della Santanché.
L'ex Governatore del Lazio insiste per correre con il proprio simbolo, ma le resistenze di Fini sono forti (Alleanza Nazionale teme infatti una perdita di voti, soprattutto nel Lazio). Perciò si cercherà fino all'ultimo di convincere Storace a confluire nel Pdl, magari con l'assicurazione di una buona fetta di deputati e senatori (rispettivamente dieci e cinque). Un altro capitolo riguarda il Movimento per l'Autonomia di Raffaele Lombardo, che in Sicilia vale almeno l'11%. Un bacino di voti che il Cavaliere non vuole lasciarsi scappare, anche per non rischiare di perdere una regione data quasi per sicura al Casa delle Libertà. Questa volta non ci sarà l'apparentamento tra l'Mpa e il Carroccio, come nel 2006, quindi Berlusconi sta cercando un modo per garantire, almeno in Sicilia, la presenza di una forza che nei sondaggi ha superato perfino l'Udc, soprattutto dopo le dimissione Salvatore Cuffaro.

ELEZIONI.NESPOLI (AN) :CONTEGGI ALLA MANO VI DICO CHE NON C'E' PARTITA

estratto dal Secolo d'Italia del 7 febbraio 2008
articolo di Gloria Sabatini


Non crede nei sondaggi, ma di calcoli e simulazioni di voto se ne intende.Fatta la prima riflessione sul fallimento della proposta del centrosinistra Vincenzo Nespoli si allena a immaginare la composizione parlamentare dopo il voto del 13 aprile.Dettaglio in più, dettaglio in meno, è sicuro che non si ripresenterà la stessa situazione di pareggio elettorale del 2006. "Oggi realisticamente le condizioni sono molto diverse, il centrodestra è in vantaggio" spiega il parlamentare di AN, " e non parlo di trend virtuali ma dei giudizi dell'opinione pubblica".Scontata la vittoria alla Camera, al Senato la maggioranza non sarà risicata come quella uscente.

Un esempio? "Lo scorso anno, quando il partito dei pensionati di Carlo Fatuzzo tornò nella Cdl, ho dimostrato che sarebbe bastata questa presenza per far vincere la nostra coalizione in tutte e due i rami del Parlamento.Con solo lo 0,7 di consenso su scala nazionale il partito di Fatuzzo avrebbe fatto conquistare quattro senatori in Campania e un senatore in più in Lombardia e Veneto.Basterebbe questa considerazione,unita a una crescita generale del consenso per immaginare di vincere al di là di qualsiasi apparentamento".

Ottimismo di partito? Il deputato napoletano parla di realismo,anzi non si sbilancia sulle ultime analisi del gruppo di lavoro a cui partecipa con gli alleati.

"In Senato si può vincere anche in Liguria, Abruzzo, Marche, Calabria e sardegna.." Facendo i pessimisti e immaginando che la Cdl si aggiudichi solo due di queste regioni in bilico, avrebbe a Palazzo Madama venti senatori di scarto con il centrosinistra. Per la circoscrizione estero le simulazioni fatte finora attribuiscono al centrodestra due senatori in più.......

Simulazioni più che attentibili, visto che il meccanismo non ha segreti, si voterà con la stessa legge del 2006 che prevede un sistema misto : alcune caratteristiche del sistema proporzionale (in particolare il voto di lista per il partito) vengono subordinate al principio fondamentale del sistema maggioritario (chi prende un voto in più ha vinto) Il problema principale di questo complicato sistema è dovuto al premio di maggioranza che al senato scatta a livello regionale, rendendo difficile una maggioranza solida.Pericolo che stando alle prime simulazioni spalmate su tutto il territorio e ai primi sondaggi, non sembrerebbe ripetersi nella prossima legislatura.

martedì 5 febbraio 2008

ALLEANZA NAZIONALE APRE LA CAMPAGNA ELETTORALE

La macchina organizzativa di Alleanza Nazionale e' gia' in moto. Nel quartier generale di via della Scrofa Gianfranco Fini ha riunito nel pomeriggio l'ufficio politico per mettere a punto le strategie della campagna elettorale e organizzare il calendario delle principali tappe in giro per l'italia. Via dunque a riunioni organizzative, all'acquisto di spazi pubblicitari, allo studio di slogan che caratterizzeranno la campagna. Gli strateghi della comunicazione, giunti da Milano, hanno messo a punto una serie di bozze che sono state sottoposte ai vertici del partito. "L'obiettivo - ha spiegato Ignazio La Russa - e' riprendere per grandi linee l'impostazione della campagna elettorale del 2006, con il simbolo di An e l'immagine del leader, anche se lo slogan sara' diverso". I messaggi saranno comunque pochi ma di fondamentale priorita': sicurezza, fisco, famiglia e lavoro. Il grande appuntamento di tutta la campagna sara' quello del 9 marzo a Milano, dove Fini presentera' il programma elettorale di An e le principali candidature. Il calendario prevede manifestazioni in tutta Italia, a partire da quella del 20 febbraio a Napoli sul Mezzogiorno e rifiuti; il 24 a Verona sul tema del fisco; il 29 a Foggia sull'agricoltura; il 2 marzo a Firenze sul diritto alla sicurezza; il 7 a Roma sul valore della Vita e sulla dignita' della Persona come fondamento della Nuova Italia; e il 16 a Torino sulla sicurezza nei luoghi di lavoro. In settimana tornera' a riunire l'ufficio politico, mentre per sabato 16 Gianfranco Fini ha convocato l'esecutivo del partito.

FONTE ADNKRONOS

SONDAGGI: centro destra sempre in vantaggio. An tra il 12 e il 13%.


''Gli indecisi sono circa un quarto dell'elettorato complessivo, il 25%'', spiega al quotidiano online Affaritaliani.it Fabrizio Masia, direttore di Dinamiche. Per quanto riguarda l'affluenza, ''viste le ultime vicende e un po' di disaffezione nei confronti della politica, dobbiamo attenderci un calo. Allo stato attuale immagino una partecipazione compresa tra il 78 e l'81%''. La Casa delle Liberta' appare al momento saldamente in testa. ''Il Centrodestra senza l'Udeur si attesta attorno al 53-54% e con Mastella potrebbe salire di un altro punto'', afferma Masia. ''Forza Italia o Popolo della Liberta' e' al 28%. Alleanza Nazionale tra il 12 e il 13%, la Lega tra il 5 e il 5,5% e l'Udc si colloca attorno al 6%''. Modesto il risultato de La Destra di Storace, che ''vale meno dell'1%''. Sul fronte opposto, ''se il Centrosinistra si presentasse in coalizione come nel 2006, il Partito Democratico potrebbe raccogliere tra il 25,5 e il 28%. In condizioni differenti, il Pd guadagnerebbe notevolmente e potrebbe anche superare il 32-33%. La Cosa Rossa, invece, e' stabile tra il 10 e il 12%. L'Italia dei Valori di Di Pietro e' abbastanza tonica e vale attorno al 3%, anche se sta vericando l'ipotesi di una alleanza con Pd. E' difficile fare valutazioni fino a quando il quadro non sara' piu' chiaro, soprattutto a livello di alleanze''. Con questi numeri il Centrodestra avrebbe la maggioranza anche al Senato (dove il premio e' su base regionale e non nazionale)? ''Probabilmente si''', risponde il numero uno di Dinamiche. ''Una simulazione che abbiamo effettuato assegna alla CdL un vantaggio attorno a 25-30 senatori, nell'ipotesi che il Centrosinistra si presenti compatto. Ovviamente presumendo che a livello regionale si riflettano le dinamiche nazionali. Ma non si puo' dare nulla per scontato''. Se il Partito Democratico e la Cosa Rossa si presentassero divisi al voto, il Centrodestra avrebbe una maggioranza piu' forte a Palazzo Madama? ''Non e' necessariamente cosi'. E' possibile che l'effetto scissione, da una parte il Pd e l'area socialista piu' altri alleati, dall'altra la sinistra radicale, porti la CdL ad acquisire meno seggi a Palazzo Madama in alcune regioni, proprio per effetto di questa legge elettorale. Ad esempio, 26 senatori anziche' 27. Non e' un dato ne' scontato ne' assoluto'.

Fonte agenzia ASca del 5.2.08 ore 13.07

Traffico, zona est in tilt. Progetto L'Aquila chiede la realizzazione del marciapiede in Via Acquasanta

Lunedì nero per il traffico nella zona est della città. Code interminabili e lunghe attese per chi entra in città da viale Panella a causa della provvisoria chiusura di via Parrozzani, l'unica strada che immette al quartiere Torrione. Soliti disagi per il polo scolastico di Acquasanta. Per AN "è urgente la realizzazione del marciapiede in corrispondenza della strettoia di Via Acquasanta"."Il traffico nella zona di Acquasanta adiacente al plesso scolastico diventa sempre più pesante ed a farne le spese come sempre sono i pedoni e i residenti”- E’ quanto afferma Simona Badia componente del Direttivo del Circolo di An Progetto L’Aquila. “Circa un anno fa furono consegnate al settore opere pubbliche del Comune oltre duecento firme di residenti ed utenti del Polo scolastico per richiedere la realizzazione di un marciapiede in corrispondenza della strettoia di Via Acquasanta in prossimità del Tribunale dei Minorenni, ma ad oggi non è stato fatto ancora nulla”. “La soluzione in ogni caso è temporanea perché all’epoca si parlava di allargamento di Via Acquasanta e di realizzazione di un percorso pedonale a beneficio degli studenti e dei residenti”. “E’ per questo che chiediamo all’Assessore Lisi di non abbandonare questo progetto che sembrerebbe essere stato già predisposto dagli uffici competenti e di procedere alla sua realizzazione al più presto: è solo questione di buona volontà.”
Articolo e foto tratte dal sito www.ilcapoluogo.it

lunedì 4 febbraio 2008

GIANFRANCO FINI E IL 68



ROMA - Scatta il revisionismo anche a destra. Ma questa volta di ”cose di sinistra”: Gianfranco Fini riscopre il '68. Il centrodestra, ammonisce il leader di An, non deve commettere lo stesso errore di quarant'anni fa, quando lasciò alla sinistra la contestazione e determinò una frattura insanabile con il mondo giovanile. Fini abbandona il copione della retorica anti-sessantottina tanto da spiazzare, col suo intervento, non solo gli organizzatori del convegno sui quarant'anni dal '68 (la fondazione ”Liberal” di Ferdinando Adornato), ma anche gli altri due ospiti, moderati da Angelo Sanza, invitati a ridiscutere l'anniversario: Josè Maria Aznar e Pier Ferdinando Casini, che si lanciano in un duro atto di accusa contro il '68.Per Aznar, in quell'anno si verificò una «incomprensibile revisione dei valori che portò a definire romantici o rivoluzionari omicidi e atti di terrorismo». Nel mirino dell'ex leader popolare tutti i simboli di quegli anni. Come Che Guevara, «un terrorista sanguinario, un paranoico dipinto come un rivoluzionario e divenuto un mito». Casini segue la traccia dell'ex premier spagnolo. Le cose «positive» di quell'anno, sostiene l'ex presidente della Camera, come il desiderio di pace, la critica alla scuola, la rivolta generazionale, la partecipazione delle donne «hanno avuto un'inaccettabile degenerazione». E così «la pace è divenuta pacifismo»; il «dittatore» Fidel Castro un «eroe»; il diritto di sciopero un «dovere di protestare»; i terroristi delle Br un «nemico in guerra con lo Stato».Tocca a Fini. Il suo, come fa subito capire, non sarà un intervento banale. «Farò delle considerazioni non al 100% in sintonia con quanto detto finora», premette attirando l'attenzione della platea. In quegli anni vi furono «diversi fenomeni», ricorda l'ex ministro degli Esteri, «e più che '68 dovremmo parlare di contestazione giovanile». Un movimento, sottolinea, che aveva uno «spirito tutt'altro che negativo». Cita la cantautrice Joan Baez, la rivolta alla Berkeley University, i figli dei fiori, i Beatles, i capelli lunghi e persino il Piper, la discoteca romana in voga in quegli anni. Parte da qui la sua autocritica. Per Fini, la destra commise un duplice errore: quello di non ascoltare chi sosteneva che quel «magma» non era necessariamente destinato ad «alimentare il seme del comunismo» e quello, altrettanto grave, di ergersi a difensore «dell'esistente anzichè capire la voglia di cambiamento dei giovani». Insomma, spiega, «la destra italiana ha perso una grande occasione», lasciando che il vuoto della cultura cattolica e liberale fosse «riempito dall'ideologia marxista». Ma, ribadisce, «non era inevitabile che quel movimento finisse a sinistra, c'è finito per l'incapacità della destra». Un'analisi impietosa che tuttavia può essere di insegnamento ora. «Credo che oggi ci siano gli stessi fermenti di allora», spiega infatti Fini, citando la definizione di un libro in cui i giovani sono descritti come la «generazione dei Tuareg», perchè camminano in un «deserto di valori». C'è dunque bisogno di una «offensiva culturale» che dia «risposte ai figli o ai nipoti dei sessantottini», che hanno la stessa «ansia di cambiamento» che c'era nel '68. Un compito, rimarca, che rappresenta la vera sfida del centrodestra: «Batteremo la sinistra e i sessantottini di professione quando strapperemo a loro la bandiera autoillusoria di unici lettori della societa».Un discorso «istituzionale» gli chiede qualcuno, intravedendo nel tenore del suo discorso un'autocandidatura alla presidenza di un ramo del Parlamento. «So dove vuole andare a parare, ma non attacca», taglia corto Fini lasciando la sala.
Articolo tratto dal Messaggero del 3 febbario 2008

sabato 2 febbraio 2008

SANATRIX: AN chiede un consiglio straordinario congiunto Comune e Provincia

“ Il Comune e la Provincia di l’Aquila devono assolutamente convocare un consiglio comunale straordinario congiunto per dibattere sul futuro della Sanatrix prima che la proprietà della clinica presenti il nuovo piano industriale alla regione, piano che ad oggi non è stato ancora discusso con i sindacati e le parti interessate”

E’ questo l’appello lanciato da Carla Mannetti Presidente del Circolo Progetto L’Aquila di Alleanza Nazionale.

“E’ triste dover dire l’avevamo detto, ma le notizie fornite ieri dal sindacato UGL sul destino della clinica Sanatrix confermano i nostri sospetti e sono veramente inquietanti. Il reparto di ginecologia è stato chiuso, i dipendenti saranno licenziati e la clinica sarà trasformata in un centro di riabilitazione”.

“Quello che più dispiace è il silenzio assordante dei nostri amministratori, che molto probabilmente nasconde una verità che non si vuole far conoscere alla città.E’ per questo che i nostri rappresentanti in Comune e Provincia devono insistere affinchè la problematica sia discussa nelle sedi idonee”.

Nel frattempo il Capogruppo di Alleanza Nazionale al Comune di L’Aquila Vito Colonna ha raccolto l’invito e nei prossimi giorni presenterà la richiesta all’attenzione del Presidente del consiglio Comunale: “ E’ doveroso da parte nostra- ha dichiarato Vito Colonna- richiedere la convocazione di un consiglio ad hoc per elaborare ed approvare un documento da sottoporre all’attenzione della Regione e battersi con ogni mezzo affinchè sia preservata la clinica Sanatrix con tutti i suoi posti letto senza sconti, ma soprattutto sia evitata la perdita di posti di lavoro perchè sarebbe un altro duro colpo per la nostra città.”

venerdì 1 febbraio 2008

L'intervista a Gianfranco Fini pubblicata sul Giornale


FINI, AL VOTO IN APRILE SENZA TRIDENTE. IL NOSTRO CANDIDATO E' BERLUSCONI

di Fabrizio De Feo

Presidente Fini, il tentativo di Franco Marini di comporre un governo è ufficialmente iniziato. Cosa dirà al presidente del Senato?
«Andremo da Marini per il rispetto doveroso verso la seconda carica dello Stato. Ma l'ipotesi di un governicchio è insussistente. Nelle condizioni in cui si trova il Paese non si può pensare di mettere in piedi un esecutivo a termine con una maggioranza raccogliticcia».

Marini si presterebbe a guidare un governo sul filo dei numeri?
«No. Sono sicuro che prenderà atto che non ci sono le condizioni per fare una legge elettorale. Salirà al Quirinale, rimetterà il mandato e il presidente della Repubblica scioglierà le Camere. D'altra parte gli italiani non sono certo turbati dalla necessità di avere una nuova legge elettorale».

Veramente politici e commentatori presentano questa riforma come una assoluta urgenza per il Paese.
«Le assicuro che quando la gente mi incontra per strada non mi chiede certo una legge elettorale ma di risolvere problemi concreti. Discutere oggi di legge elettorale significa non avere a cuore i problemi degli italiani, ma occuparsi di una questione che riguarda solo noi politici».

Teme un'ondata di indignazione popolare?
«Io sono sereno perché il presidente Marini è tutt'altro che un incosciente. Io voglio solo dire che chi cerca di tirarla per le lunghe rischia di alimentare il disgusto verso la casta e un clima di ostilità verso la politica».

Calderoli annuncia che la Lega non andrà alle consultazioni.
«Non condivido. Credo sia soltanto un'accentuazione propagandistica. Comunque stiamo parlando del nulla: io sono convinto che tra qualche giorno calerà il sipario e si fisserà la data delle elezioni».

Quando si va a votare?
«Non sta a me deciderlo, ma direi il 6 o il 13 aprile».

D'Alema sembrerebbe intenzionato a tentare la carta del referendum prima del voto. Cosa ne pensa?
«Mi sembra una posizione paradossale. Fino a qualche settimana fa diceva che era una iattura e ora, pur di non andare al voto, arriva a ipotizzare di farlo svolgere subito. Ma è tutto il centrosinistra a essere in confusione. Assomiglia a una famiglia che per 18 mesi discute su quale nuova auto acquistare e non trova mai l'accordo. Poi gli arriva lo sfratto esecutivo e fa finta di niente, continuando a pensare all'auto nuova».

La Cdl può ritrovare la spinta propulsiva di un tempo?
«Sì, a condizione di puntare sulla limpidezza. Non servono cento ma quindici-venti proposte già pronte come articolati dei disegni di legge. Non serve neppure impostare tutta una campagna sui disastri di Prodi che sono sotto gli occhi di tutti».

Quali saranno le priorità del nuovo programma?
«Ne indico tre. Innanzitutto togliere ai partiti i poteri di lottizzazione sulla sanità e sui trasporti. Qui c'è una questione morale che sta tornando e siamo di fronte a una presenza invasiva della partitocrazia. Poi bisogna lavorare sulla certezza della pena, aumentando l'attenzione sulla vittima piuttosto che sul reo, abolendo i benefici della Gozzini per i recidivi. Terzo, combattere l'emergenza sociale dei salari, ad esempio attraverso l'introduzione del reddito familiare».

Si vedrà presto con i leader per lavorare sul programma?
«Certamente. An si stava già muovendo per la conferenza programmatica. Quelle proposte ora diventeranno operative. Inoltre rilancerò una posizione di Sarkozy: niente più sanatorie in Europa, e quindi anche in Italia, per gli immigrati clandestini».

A proposito di Sarkozy, pensate davvero di accogliere nel governo personalità dell'altro schieramento?
«Quella è una soluzione possibile nel sistema francese. Il presidenzialismo accende un rapporto diretto con la nazione. Da noi è più difficile».

Come si può fare per non ricadere nella conflittualità della scorsa avventura di governo?
«L'esperienza ci insegnerà qualcosa. Bisogna innanzitutto garantire la qualità della squadra di governo, uscendo dal manuale Cencelli. La squadra dovrà essere composta da dodici ministri e massimo 60 sottosegretari. L'importante, poi, è che non inizi un attimo dopo la formazione del governo la corsa a differenziarsi. Qui si vince e si perde tutti quanti insieme».

Riproporrete la formula delle tre punte?
«No, l'idea del tridente va archiviata. Ci saranno due candidati premier, Berlusconi e Veltroni - o forse tre o quattro con Bertinotti e uno velleitario della Cosa Bianca - e non avrà senso ripetere quello schema. Bisogna scendere in campo uniti».

Come si affronta Veltroni in campagna elettorale?
«Lui lancerà, come al solito, messaggi immaginifici e kennediani. Punterà sull'italian dream e sulle sue suggestioni. Ma noi dovremo riportarlo alla realtà, ad esempio quella di una città come Roma: un modello di cui non si può certo andare fieri».

L'antiberlusconismo sarà ancora uno degli ingredienti del match?
«L'antiberlusconismo resta ancora il loro unico cemento».

Con Berlusconi negli ultimi mesi non ve le siete certo mandate a dire.
Lavorerete per far ripartire il rapporto personale?
«Ci siamo parlati con franchezza e senza infingimenti. Ma se le divisioni non sono animate da personalismi scompaiono nel momento in cui non hanno più ragione di essere. Sarebbe autolesionista e irresponsabile non guardare avanti».

Si fida del rientro di Casini nella Cdl?
«Sì. Ha preso atto che la situazione è cambiata. E, conoscendolo, non ho mai pensato che potesse allearsi con il centrosinistra».

C'è chi dice che Montezemolo potrebbe essere tentato da una discesa in campo.
«Lo escludo. Sicuramente ha voglia di dare un contributo ma non direttamente».

Mastella può entrare nella coalizione?
«Può entrare chiunque sposi davvero i nostri punti programmatici».

Baccini e la Rosa Bianca. C'è spazio per un terzo polo?
«Più che una rosa bianca credo che sarà un crisantemo. Con tutto il rispetto non credo che l'Italia abbia bisogno dell'ennesimo partitino dello zero virgola per cento».

Farà il presidente della Camera o il sindaco di Roma?
«Non mi sembra serio parlarne. Ora dobbiamo pensare a vincere. Siamo pronti per questo secondo appuntamento. Se dovessimo fallire gli italiani non ce lo perdonerebbero».

Mercoledì a Parigi lei ha ricevuto un'accoglienza affettuosa da Sarkozy, la Merkel e altri leader europei. Per l'ingresso di An nel Ppe siamo davvero alla stretta finale?
«I due anni in cui mi sono occupato della Costituzione europea e il mandato alla Farnesina hanno dimostrato con i fatti che An ha valori affini a quelli del Ppe che non è l'Internazionale democristiana ma è il rassemblement dei moderati».

Ma quando si consumerà l'ingresso nella famiglia dei Popolari?
«Dopo le Europee del 2009, dopo un percorso lungo perché serio. Anzi, se lei mi permette, vorrei dedicare la giornata che ho vissuto a Parigi a un uomo che era il migliore di tutti noi e che ha contribuito più di ogni altro alla crescita del nostro partito: Pinuccio Tatarella. Non dimenticherò mai la mortificazione che subì quando il viceprimo ministro belga si rifiutò di stringergli la mano in quanto "neofascista". Quanta acqua è passata sotto i ponti da allora».