mercoledì 25 febbraio 2009

Maurizio CASTRO (PDL) : DDL Brunetta provvedimento importante


"Un provvedimento importante che avrà anche un impatto formidabile sull'economia italiana poiché secondo stime internazionali consolidate ogni dieci punti di produttività recuperati dal lavoro pubblico, mobilitano e generano due punti di Pil. È ragionevole stimare l'effetto di tale riforma a regime in almeno 20 punti di efficienza del lavoro pubblico in più. Quindi risulta più che evidente come essa sia un poderoso propellente di sviluppo per l'intero nostro sistema economico. Recuperare imponenti risorse dal settore pubblico e dirottarle a sostegno della competitività delle imprese è un'operazione cruciale per accompagnare il Paese oltre il deserto della recessione”. Lo afferma Maurizio Castro del Popolo della Libertà, commentando l'approvazione del ddl Brunetta che riforma la pubblica amministrazione.
“Con questa riforma -prosegue - finirà l'era della burocrazia opaca, inefficiente, arrogante, chiusa in se stessa. In dosi massicce verrà introdotta nella macchina della Pubblica Amministrazione la cultura della responsabilità, della trasparenza e del merito, in coerenza con i principi del federalismo fiscale. Al centro dell'azione amministrativa non vi sarà più il 'procedimento', formale e autoreferenziale; bensì il 'provvedimento', concreto e misurabile. Si passerà da un modello consociativo a un modello partecipativo di relazioni sindacali nel pubblico impiego: dove quel che conterà sono i risultati conseguiti, sia dal singolo funzionario, sia dall'ufficio in cui opera e dove solo in base ai risultati si farà carriera e si guadagneranno riconoscimenti salariali. Nessun dirigente potrà occultare la cattiva prestazione della squadra affidatagli dietro il paravento di cavilli e codicilli perché questa legge - conclude Castro - gli affida in modo netto e chiaro tutti i poteri per organizzare al meglio le sue strutture, e la valutazione delle performance è affidata a criteri certi, definiti in base alle migliori esperienze internazionali”.
Fonte Ilvelino.it

martedì 17 febbraio 2009

ELEZIONI SARDEGNA:SORU SCHIACCIATO DA CAPPELLACCI

Crolla la coalizione di centrosinistra inchiodata al 38,67% contro il 56,66 del centrodestra.
Il Pdl diventa il primo partito nell'isola superando il 30%, il Pd al contrario affonda e non arriva al 25% (un anno fa alle Politiche si attestò al 33% e nelle Regionali del 2004 la somma dei tre partiti confluiti nel Pd, Ds-Dl-Progetto Sardegna, portò una dote attorno al 32%).
Il centrodestra strappa la Sardegna allo schieramento avversario e Ugo Cappellacci diventa il nuovo governatore.

lunedì 16 febbraio 2009

Elezioni Sardegna: Cappellacci in vantaggio su Soru


Sono state scrutinate 250 sezioni su 1812 e al momento il candidato del Popolo della Libertà è in vantaggio con il 49,6 % sul governatore uscente Renato Soru con il 45,7%

martedì 10 febbraio 2009

Foibe, l’intervento del Presidente della Camera Gianfranco Fini nel Giorno del Ricordo


“Oggi è il Giorno del Ricordo; saluto con affetto e calore i rappresentanti delle associazioni di esuli istriani, fiumani, giuliani e dalmati che hanno voluto essere presenti a questo evento. Li saluto unitamente all’attore Luca Violini e allo scrittore Paolo Logli, autore del testo teatrale che verrà tra breve rappresentato. Dopo l’approvazione nel 2004 della legge che ha istituito questa ricorrenza ‘al fine di conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani’, questa è la prima volta che si tiene alla Camera dei deputati una manifestazione dedicata alla rievocazione delle dolorose vicende delle foibe e dell’esodo. Il mio primo auspicio, a distanza di cinque anni dall’istituzione del Giorno del Ricordo, è che il significato di questa giornata si consolidi nella percezione comune degli italiani, specie dei giovani”. Lo ha detto il presidente della Camera, Gianfranco Fini, intervenendo alla Camera nella giorno del ricordo delle vittime delle Foibe. “Non a caso, la legge intende favorire la promozione di iniziative, da parte di istituzioni ed enti, per conservare la memoria di quei tragici eventi approfondendone il significato all’interno dell’identità nazionale”.
“Quel voto parlamentare a larghissima maggioranza fu l’approdo di una lunga e sofferta conquista di consapevolezza civile. La consapevolezza che un paese democratico non deve avere mai paura di illuminare tutti gli angoli della propria storia. Per troppo tempo l’orribile capitolo delle foibe è stato taciuto agli italiani. A farne le spese è stata la completezza del racconto storico della guerra e dell’immediato dopoguerra. A farne le spese direttamente sulla loro pelle sono stati gli esuli. È una dolorosa circostanza che non possiamo dimenticare, se vogliamo celebrare questa giornata nella pienezza e completezza dei suoi significati. Non possiamo dimenticare che questi fratelli ha vissuto un duplice dramma: quello di essere stata costretta ad abbandonare la propria casa e quello, avvenuto subito dopo, di essere stata accolta con indifferenza e, in molti casi, con ostilità da quella stessa Italia dalla quale aveva sperato di ricevere un abbraccio solidale. Molti esuli vissero a lungo - anche fino a dieci anni - negli oltre cento campi di raccolta disseminati nella Penisola. E vissero in condizioni di vita difficilissime, in totale emergenza e assoluta provvisorietà”.
Quegli oltre trecentomila italiani vennero trattati in molti casi come testimoni scomodi. Per alcuni erano i testimoni della tirannia totalitaria del regime nazionalcomunista di Tito. Per altri ricordavano l’immane tragedia della sconfitta militare voluta dal fascismo. In diverse occasioni si assistette al manifestarsi di sentimenti di gretto egoismo, che le pur difficili condizioni del dopoguerra non potevano in alcun modo giustificare. Così ad esempio troviamo scritto nei ricordi di un esule: ‘Non si usciva nemmeno dal campo profughi di Marina di Carrara perché ci disprezzavano, dicevano che eravamo andati lì a mangiare il loro pane’. Non è mia intenzione entrare in questa circostanza nelle complesse questioni storiche legate al dopoguerra, soprattutto sotto il profilo delle difficili condizioni in cui l’Italia, che aveva da poco riconquistato la libertà, si trovò a muovere i suoi primi passi nel consesso internazionale e nel quadro dell’allora incipiente Guerra Fredda. Voglio però ribadire il concetto, largamente prevalente nella coscienza civile del nostro tempo, che non esistono esigenze politiche tali da giustificare l’occultamento della verità storica e la prolungata emarginazione di centinaia di migliaia di persone colpevoli soltanto di avere una ben precisa identità”.
“Il Giorno del Ricordo - ha aggiunto Fini - presenta quindi il significato di una memoria ritrovata e condivisa. Ritrovare un capitolo del passato comune. Condividere lo sforzo di analizzarlo e interpretarlo. ‘Memoria condivisa’, ha scritto lo storico Gianni Oliva, ‘significa esplorare le contraddizioni, le responsabilità, i perché di quanto è accaduto, significa rintracciare il passato senza l’alibi dei silenzi e l’ipocrisia delle rimozioni’. Rievocare l’orribile capitolo delle foibe è un dovere che si impone non solo alla nostra coscienza di italiani, ma anche al nostro sentimento di europei, come ha detto il capo dello Stato molto bene questa mattina. Perché gli eccidi del 1943 e del dopoguerra, compiuti contro migliaia di inermi e di innocenti al confine orientale dell’Italia, furono un crimine contro l’umanità. Ritengo che la ricostruzione di quelle pagine di morte e di orrore possa essere un servizio reso alla più ampia e matura consapevolezza di promuovere e difendere quei valori di rispetto e di fratellanza tra i popoli che sono alla base dell’Europa odierna. Il riconoscimento della verità storica e l’analisi rigorosa di quella terribile esperienza ci permettono di individuare i meccanismi perversi che conducono alla cancellazione dei diritti dell’uomo e alla pulizia etnica”.
“Nella tragedia delle foibe troviamo sia i meccanismi dell’ideologismo comunista sia quelli del nazionalismo aggressivo panslavista. Spetta agli storici stabilire quale fu, se ci fu, l’elemento prevalente. Sia nei casi in cui si trattò di odio di classe, sia in quelli in cui fu odio etnico, sia quando fu entrambe le cose, in tutti i casi, si rivelarono sentimenti criminali. Sentimenti coperti e legittimati da idee atroci e da aberrazioni culturali. Il secolo delle idee assassine, per dirla con Robert Conquest, è fortunatamente alle nostre spalle. Ma affinché sia solo un brutto passato è necessario adempiere al dovere del ricordo. Il ricordo chiaro, il ricordo sereno, il ricordo completo, il ricordo privo di zone d’ombra, reticenze e manipolazioni. Anche per questo appare in tutta la sua ingiustizia la lunga rimozione di quella tragedia. Anche per questo dobbiamo impegnarci a salvare la memoria delle sofferenze di tanti nostri connazionali, nello spirito della riconciliazione che può avvenire solo sulla base della verità. Vorrei dedicare un pensiero conclusivo al sentimento dell’esilio, che tanti nostri connazionali portano ancora nel cuore. Nella poesia di una donna, Anna Vukusa, troviamo queste parole forti e commoventi: ‘Il mio cuore di esule è una bianca conchiglia per ascoltare il mare che più non mi appartiene’”.
“Non c’è consolazione possibile per riempire il vuoto che si spalanca nell’anima quando si è costretti ad abbandonare la propria casa e la propria terra. Come ha scritto Enzo Bettiza, anche quando l’esule riesce a rifarsi una vita, una famiglia, una prole, egli non sfugge, non può mai sfuggire completamente al ‘marchio del trauma iniziale’. Non possiamo curare questa invincibile malinconia. Possiamo però sforzarci di farla pienamente nostra come comunità nazionale. Anche questa è memoria condivisa. È il condividere un ricordo struggente. E il saperlo trasformare in memoria comune. In ossequio al sentimento dell’identità italiana. Ma soprattutto in nome di un valore universale di fratellanza”.

lunedì 9 febbraio 2009

"IN RICORDO DI PINUCCIO TATARELLA "


L'otto febbraio 1999 è scomparso Pinuccio Tatarella.

'Tatarella era un uomo del bipolarismo compiuto. Va sicuramente annoverato tra i più convinti assertori dell'idea che, in una moderna democrazia bipolare, cio' che unisce sia altrettanto importante di ciò che divide'. Il presidente della Camera, Gianfranco Fini, ricorda Pinuccio Tatarella a dieci anni dalla sua scomparsa in un intervento realizzato per il prossimo numero della rivista 'Con' e ripreso dal Tempo in edicola oggi.Per Ignazio La Russa, in un articolo su Libero, "Pinuccio Tatarella dalla vita ebbe un talento particolare: la lungimiranza politica. Non una dote divinatoria, sia chiaro. L'uomo sapeva interpretare le dinamiche politiche meglio di altri. Leggeva le curve della politica Sapeva capire in anticipo dove sarebbero andate a finire. Ecco perché, a dieci anni dalla sua scomparsa, il pensiero tatarelliano, la sua enorme produzione pubblicistica e politica, rimangono di stretta attualità. Sorprendente, forse, per chi non ha avuto l'opportunità di conoscerlo bene. Non per noi dirigenti della destra che, al suo fianco, eravamo cresciuti. Politicamente e umanamente". "Il suo progetto della grande casa comune dei moderati del centro destra prende corpo con la nascita del Pdl". Sottolinea invece Maurizio Gasparri."Ricordiamo con gioia e con il sorriso il nostro amico, l'intelligenza più preziosa della destra italiana del nostro tempo, che accanto a Gianfranco Fini ha svolto un ruolo decisivo per la crescita e la trasformazione della democrazia italiana", ha aggiunto. "C'è chi vive a lungo senza lasciare traccia, c'è chi in un tempo troppo breve segna il cammino di tanti. Tatarella è tra questi", ha poi sottolineato, "è per questa ragione che sul dolore per la sua assenza prevale la gioia per la vittoria del suo grande disegno". (Fonte http://www.alleanzanazionale.it/)