giovedì 3 gennaio 2008

MORATORIA SULL’ABORTO, SI ACCENDE IL DIBATTITO

LA POSIZIONE DI ALLEANZA NAZIONALE.
"Trent'anni sono piu' che sufficienti per operare un bilancio di qualsiasi legge", afferma Alfredo Mantovano che li giudica, anzi, "perfino troppi per sottoporre a revisione critica una legge, come la 194, che, contraddicendo gli obiettivi esposti nel suo primo articolo, ha 'difeso' la vita umana provocando cinque milioni di aborti 'legali' e ha 'tutelato' la maternita' lasciando la donna sola con se' stessa, o peggio sottoposta alla pressione di chi opta per la soluzione apparentemente piu' comoda di farla abortire". L'esponente dell'esecutivo nazionale di AN osserva che "se nella 194 esistono, come esistono, norme di prevenzione e di dissuasione vanno finalmente attuate, dallo Stato e dalle Regioni. Se in essa ci sono, e ci sono, disposizioni superate dai progressi della tecnologia, per esempio in tema di vitabilita' del concepito, vanno modificate. Se infine un esame obiettivo convince che il principale risultato di quella legge e' stata la banalizzazione della vicenda abortiva, la questione - conclude - deve tornare al centro dell'attenzione del Parlamento e del dibattito politico, senza anatemi e senza revival di pregiudiziali ideologiche".

''Gli scienziati che da sempre rivendicano il primato della ricerca sull'etica sono i primi che oggi dovrebbero prendere con considerazione la possibilita' di rivedere le linee guida della legge 194 alla luce delle nuove scoperte in campo medico che consentono ai feto di sopravvivere, in condizioni difficili, senza mettere a repentaglio la vita delle madri''. Lo sottolinea Riccardo Pedrizzi, responsabile della Famiglia e della Consulta etico-religiosa di An. ''Il salto di trent'anni, in campo scientifico, rispetto al varo della legge sull'aborto, come ha giustamente sottolineato il Cardinale Ruini - afferma - impone una riflessione sulla possibilita' di rendere piu' efficace la tutela della vita nascente senza che questo si trasformi in rissa politica tra cattolici e laici, perche' e' ora che la difesa della vita non scateni guerre di religione''. ''La legge 194 - osserva Pedrizzi - parla di 'possibilita' di sopravvivenza' in qualsiasi fase della gravidanza come criterio per intervenire con l'aborto cosiddetto terapeutico. E le attuali possibilita' della medicina consentono di mantenere in vita bambini che nascono alla 23esima, 22esima e, addirittura, 20esima settimana di gestazione. Tanto e' vero che l'ospedale di Pavia, ad esempio, ha adottato un protocollo in cui si stabilisce che non si effettuano aborti cosiddetti terapeutici oltre la 22esima settimana di gestazione. E' su questo che possiamo lavorare per migliorare la legge. Ma va anche ricordato che si tratta di norme per la tutela sociale della maternita' con le quali lo Stato ''riconosce il valore sociale della maternita', tutela la vita umana dal suo inizio, sancisce che l'interruzione volontaria della gravidanza non e' mezzo per il controllo delle nascite e che lo Stato deve evitare che l'aborto sia usato a tal fine. Sul rispetto di questi presupposti della legge, mai applicati, dovrebbe realizzarsi un'intesa bipartisan tra i cattolici dei due schieramenti'', conclude Pedrizzi.
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Articolo tratto dal sito http://www.ilfoglio.it/


La Moratoria possibile
Il cardinale Camillo Ruini accoglie l’idea di moratoria sull’aborto sia “per risvegliare le coscienze” sia perché può venirne uno stimolo “per applicare integralmente la legge sull’aborto che dice di essere legge che intende difendere la vita”. La parola passa alla politica, allora, ai passi concreti che la politica può realisticamente fare per rendere più concreta e meno simbolica la moratoria. E se le ministre della Salute, Livia Turco, e della Famiglia, Rosy Bindi, interpellate dal Foglio preferiscono non pronunciarsi, il senatore del Pd Ignazio Marino, presidente della commissione Igiene e Sanità di Palazzo Madama, ricorda quando “da studente di medicina, negli anni in cui non c’era una legge, vedevo donne che arrivavano al pronto soccorso con l’utero perforato ed emorragie a volte mortali. Penso quindi che uno stato laico debba garantire l’esistenza di una legge sull’aborto. Ma penso anche sia da accogliere lo stimolo a una riflessione scientifica su una legge approvata trent’anni fa, ed è infatti tema all’ordine del giorno nei lavori della nostra commissione per quest’anno”. Andrà quindi considerato l’aspetto dei progressi scientifici nella cura dei grandi prematuri, come suggerisce il cardinal Ruini? Il senatore Marino risponde che “vanno acquisiti dati certi. Ma non dobbiamo aver timore di aprire una riflessione, e sarebbe molto positivo se partisse dalla componente laica e femminile della maggioranza”. Mario Mauro, vicepresidente del Parlamento europeo, eletto nelle liste del Ppe, pensa che “oggi le leggi sull’aborto, più o meno in tutta l’Europa occidentale, di fatto ne giustificano l’uso come mezzo di controllo delle nascite, anche se non è la loro funzione dichiarata. Un’ipocrisia di fondo che va superata, e per farlo abbiamo bisogno di uno ‘stato campione’ – quello che l’Italia è stata per la moratoria sulla pena di morte – che si assuma la responsabilità di indicare un principio culturale chiaro in tema di aborto. Ci ha provato la Polonia, con gli esiti e i malintesi che sappiamo, e, a volte, l’Irlanda. In concreto, oggi la comunità scientifica internazionale concorda sulle nuove possibilità di sopravvivenza per i prematuri, impensabili negli anni in cui le leggi sull’aborto sono state varate. Prenderne atto ed esplicitare i limiti oltre i quali non si può più parlare di aborto terapeutico è un compito che la politica si può dare”. Mauro pensa anche che “l’Italia, con la sua legge che offre una serie di opportunità di prevenzione dell’aborto, può incaricarsi di costruire un libro bianco delle ‘buone pratiche’, che diventi base di armonizzazione delle legislazioni nazionali. L’Italia può proporsi come ‘stato campione’ di un cambio culturale che, a partire da una 194 pienamente applicata nella sua ispirazione di legge a tutela della maternità, chieda che lo stesso principio sia rispettato negli altri paesi”. D’accordo sulla moratoria, d’accordissimo con Ruini, il portavoce del Family Day, Savino Pezzotta, preferirebbe però muoversi fuori dal Parlamento. Quello attuale, almeno, “con l’avvertenza di misurare bene le forze in campo. Mi spiego: non è la posizione dei cattolici che va chiarita, ma quella dei laici. Sono loro che ora devono uscire allo scoperto, e attuare un chiarimento su quale concetto di vita si vogliano impegnare”. Per l’ex segretario cislino, urgono due iniziative. Una seriamente educativa: “Perché gli argomenti come l’aborto non vengono discussi nelle scuole? Perché, come sulla ‘tolleranza’ per la droga, o sugli anticoncezionali, viene passata ai giovani solo una visione a senso unico?”. In seconda battuta, bisogna inventare modi di pressione e di intervento che siano fuori dalla politica, ma che sappiano condizionarla: “Non c’è solo la formula del Family Day, non bisogna replicare per forza. Ma si può anche imparare dalle tecniche dei radicali per mobilitare l’opinione pubblica. E fare del lobbismo serio e trasparente. Cominciamo magari a scrivere, ogni elettore, una lettera al proprio deputato, spiegandogli che lo giudicherà dal suo comportamento su questi argomenti”. Il senatore del Pd Luigi Bobba, che ha a sua volta aderito all’idea della moratoria, sottolinea che “la politica può farsi carico per esempio di quella grande quota di aborti che ogni anno in Italia riguarda le immigrate e che indica l’esistenza di un problema sociale immenso. E’ la 194 che lo imporrebbe alle istituzioni, ed è la parte della legge non attuata. Abbiamo bisogno di politiche amichevoli nei confronti della nascita, visto che viviamo un’emergenza nazionale di carattere demografico, non riconosciuta come merita. E va accolta l’idea di tener conto dei progressi nelle cure dei prematuri. L’obiettivo è quello di arrivare a una situazione in cui l’aborto sia la straordinaria eccezione, non la normalità”.

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Articolo tratto dal sito http://www.italoeuropeo.it/ scritto da Gian Carlo Padula.

FINALMENTE ci si interroga novamente sul senso profondo della vita.
Il 2008 si apre in Italia all’insegna di un dibattito di grande levatura etica, morale, culturale e di conseguenza (per le necessarie implicazioni che comporta), politica, e che dall’Italia, puo’ a macchia d’olio allargarsi a tutti gli altri paesi europei e non solo. Si tratta della moratoria contro l’aborto proposta dal direttore del Foglio, collega Giuliano Ferrara. Come l’Italia si è fatta portavoce e ha combattuto in prima fila per la moratoria contro la pena di morte, coerentemente, conseguentemente, perche’ sia difesa fino in fondo la dignita’ della vita, secondo Ferrara è auspicabile e nel merito tenta, riuscendoci, un coinvolgimento di tutte le forze in campo: politiche, sociali, ecclesiali (che comunque autonomamente, attraverso il Cardinale Camillo Runi, già Presidente della Conferenza episcopale italiana si era nei giorni scorsi fatto promotore di una analoga iniziativa), perché il concetto di fondo del diritto alla vita e alla dignita’ del concepimento sia un principio inalienabile. In sostanza: facciamo il punto: a 40 anni dalla legge sull’aborto in Italia, ma non solo in Italia. Dunque se da una parte la legge 140 ha tentato di togliere dalla clandestinita’ la speculazione, la piaga, la grave umiliazione del ricorso delle persone ricche a mani mediche sapienti di alto rango, ben esperte nell’uso degli arnesi del lavoro, per frugar dentro i grembi femminili a caccia di vite da recidere e bigliettoni, e di quelle povere alle “mammane” di città, borgo o paese, centro o periferia, dall’altra di fatto in tantissimi casi è diventata uno strumento di fredda e studiata pianificazione famigliare, ha aperto la porta a banalizzare il rapporto uomo donna, “sfidando” il piu’ delle volte i mezzi di prevenzione (e qui per ora non si esprimono pareri nel merito, lo faremo piu’ avanti), cosi’ che molte donne sposate o meno e tante fanciulle in tenera eta’, hanno fatto dell’aborto una pratica abitudinaria quasi come l’uso di un qualsiasi anticoncezionale, tanto con due , tre giorni di semiricovero ambulatoriale, “passa la paura”. Non solo interi stati, nazioni, regimi hanno fatto dell’aborto uno strumento di selezione demografica o razziale, usandolo scientificamente e con freddo, cinico, raziocinio per esercitare il piu’ turpe dei poteri. Bene perche’ non fermarsi un attimo, riflettere e fare il punto? Come in ogni occasione in cui grandi tempi, valori di portata planetaria entrano in scena sul palcoscenico della vita che corre veloce; degli eventi che si accavallano tumultuosi, dell’umanità che avanza in un progredire e un divenire, che spesso assume contorni drammatici o addirittura tragici, accanto ad esaltanti raggiungimenti di insperati traguardi ed emozioni e ideali raggiunti, che pure non mancano; di battaglie vinte o perse, chi opera del campo della informazione e comunicazione, come noi de l’italoeuropeo ci sentiamo interpellati. E non vogliamo perdere questo treno. Non possiamo. Dobbiamo dire la nostra perché la posta in gioco è troppo alta. In un mondo dilaniato dalle guerre, tormentato dalle discriminazioni razziali o ideologiche, diviso da profonde lacerazioni sociali, minacciato ancora da oscure trame terroristiche che impediscono dialettiche e confronti, serrati ma civili, pur nelle delineate diversità che a volte diventano inderogabili fondamentalismi, non possiamo permetterci il lusso di defilarci, magari strizzando l’occhio ad altri aspetti della vita del mondo, meno “compromettenti”.
Ebbene se da una parte riteniamo che le donne, tutte le donne a cominciare dall’adolescenza e spesso anche dall’infanzia, (vediamo quante tragedie che non vuol dire solo episodi di cronaca estrema, che maturano in ambiti famigliari, di natura, spesso sessuale, quindi drammi, traumi, choc, consumati al ritmo di ogni giorno), sia giusto che siano tutelate nella salute fisica e mentale, nell’equilibrio esistenziale, dall’altra pensiamo che una legge puo’ anche essere rivista e migliorata, alla luce di cio’ che poi, si è di fatto concretizzato nella società dalla sua applicazione in poi. Facciamo il punto. Senza abrogare, ma con occhio piu’ attento alla dignità della vita di madre e nascituro. Entrare nella, almeno per chi scrive futile polemica (che per anni ci ha assillato, da una parte e dall’altra), del tipo: “Ma in quale settimana l’embrione, puo’ considerarsi davvero una vera e propria vita umana…”, sarebbe davvero sciocco e significherebbe effettivamente non aver capito cosa è accaduto realmente dall’entrata in vigore della legge sull’aborto.
Per quanto riguarda la posizione della Chiesa cattolica, beh qui si continua a ragionare, diciamo, contagiati da un morbo. Il peggiore di tutti: l’ignoranza. Prima della Chiesa Cattolica c’è il Cristianesimo di cui il cattolicesimo è una delle diverse denominazioni. In materia di famiglia perché il Cristianesimo ha la visione del nucleo formato da un uomo e una donna sposati che nel contesto di un amore e una stima reciproca si aprono alla vita consapevolmente? (La Chiesa Cattolica di Roma, ad esempio parla di paternità e maternità consapevoli, non mettere al mondo “ciecamente” decine di figli).
La Chiesa Cattolica, ma prima ancora il cristiano di ogni denominazione, non solo dice no all’aborto, ma no alle coppie gay, no all’amore libero e a tanti e tanti altri aspetti della concezione dell’esistenza umana, non perché essa (la Chiesa o i cristiani), sono piu’ o meno “medioevali”, come sono stati definiti dai nostalgici della “Rivoluzione d’Ottobre” che, non so se ci si renda conto, poi nel prosieguo degli anni quanti e quali “aborti” sia stato in grado di partorire piu’ o meno prematuramente, ma perchè essa, i suoi insegnamenti, tradizione, si ispirano a quella che per i cristiani (piaccia o no) è l’unica verita’, via, vita: Gesù' Cristo e la sua Parola. Un cristiano per sua natura, humus, identita’ non puo’ (e non vuole soprattutto) rinunciare ad allontanare, per quanto possibile, la sua vita e le sue scelte dal Vangelo, dalla Nuova Novella e dai contenuti di quella proposta, che è proposta di salvezza e di speranza, di vita in risposta alle tanti morti che il mondo propone. Questa è la semplice spiegazione delle cose. Anni fa rivoluziono’ il mondo, “fate l’amore, non fate la guerra”, oggi lo slogan potrebbe essere: “Fate l’amore, non fate l’aborto”.
Da parte sua il direttore del 'Foglio' Giuliano Ferrara chiede 'udienza' al Pd per poter esporre la sua proposta di moratoria della legge sull'aborto, formulata qualche settimana fa subito dopo l'approvazione, da parte dell'assemblea generale dell'Onu della moratoria universale sulla pena capitale. "Caro Veltroni - scrive Ferrara in una lettera inviata al segretario del Pd - ti auguro buon anno e ti chiedo, se la cosa vi interessi, di consentirmi di esporre le mie ragioni in favore della moratoria sull'aborto al comitato che sta discutendo statuto e identità del Partito democratico". Il senatore di Fi, Gustavo Selva, annuncia intanto l'imminente presentazione di una pdl per la revisione della legge sull'aborto. "Presenterò anch'io, a titolo personale, al Senato della Repubblica una mozione per la modifica della legge 194, da interpretare come aiuto alla procreazione assistita e difesa della vita e della salute della donna".Mentre Rocco Bottiglione fa sapere che ''l'Udc appoggia con forza la richiesta di una moratoria sull'aborto lanciata dal Cardinale Ruini. Il nostro partito - sottolinea - è sempre stato all'avanguardia nella lotta in difesa della vita". Dalla Lega arriva il sì sulla sostanza ma non sui tempi. Per il vice presidente del Senato e coordinatore delle segreterie nazionali della Lega Nord Roberto Calderoli, ''il compito di aggiornare la legge 194 spetterà a breve al prossimo Governo ''.
Gian Carlo Padula

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