martedì 20 novembre 2007

NOI NON ABBIAMO PAURA ! FORZA PRESIDENTE

FINI, AN NON SI SCIOGLIE E CONTINUERA' A LAVORARE PER MANDARE A CASA PRODI

Ci confronteremo con il nuovo partito di Berlusconi per costruire alternativa a sinistra in sintonia con il popolo del centrodestra

"Alleanza nazionale non si scioglie e non confluisce nel nuovo partito di Berlusconi, cui fa gli auguri e con cui si confronterà in Parlamento e nel paese per mandare a casa Prodi e costruire una alternativa alle sinistre. Anche in assenza di vincoli di coalizione, An lavorerà per definire un progetto che sui temi della legalità, dello sviluppo economico, della giustizia sociale, delle riforme sia in sintonia con l'interesse nazionale e con le aspettative del popolo di centrodestra". E' quanto dichiara il presidente di An, Gianfranco Fini, dopo la conferenza stampa di Silvio Berlusconi in cui ha annunciato la nascita di un nuovo partito.
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AGI (POL) - 20/11/2007 - 12.46.00
AN: FINI, POLITICA MIOPE, NON C'E' SOLO BAGARRE O PROPAGANDA = (AGI) - Roma, 20 nov. - "Mi auguro che anche altri abbiano la consapevolezza che la politica non puo' essere soltanto l'avvenente discussione sulla legge elettorale o il perenne conflitto tra maggioranza e opposizione. Si puo' rimanere nel confronto politico in superficie, dando corso a una politica fatta di tanta propaganda, ma occorre tentare anche di elaborare una politica che sia analisi". Il leader di Alleanza Nazionale, Gianfranco Fini, presentando l'ultimo progetto promosso dalla fondazione Farefuturo 'Fare Italia nel mondo', e riferendosi alle polemiche delle ultime ore, ha osservato che "la politica oggi e' presa da una sorta di quotidiana giostra. Ma se ci si limita tutti a schermaglie e a questioni attinenti esclusivamente al quotidiano, si dimentica che il compito di una classe dirigente e' quella di fornire risposte a questioni che bussano alla nostra porta: penso per esempio a cio' che sta accadendo in Kosovo, dove il voto di domenica puo' avere conseguenze esplosive, con il conseguente rischio di incendiare nuovamente l'area dei balcani. E su questo non e' stato dedicato neanche un dibattito". Fini sostiene che "in un momento in cui il mondo corre, la politica e' in tutt'altra faccende affaccendata. E non lo dico solo in riferimento a quanto e' accaduto nelle ultime 48 ore, lo avrei detto comunque, ma non c'e' ombra di dubbio che quanto sta accadendo oggi e' segno di una miopia complessiva". Per questo il leader di An assicura che che "la destra italiana continuera' ad elaborare analisi, strategie e approcci diversi", anche perche' "se abbiamo l'ambizione di contribuire ad una politica che dia una risposta alla disaffezione di molti cittadini nei confronti delle nostre istituzioni, non abbiamo che una strada: quella di elevare l'asticella del confronto politico al di sopra della bagarre fine a se stessa". (AGI) Alf 201253 NOV 07 NNN

Se un uomo non è disposto a lottare per le sue idee, o le sue idee non valgono niente, o non vale niente lui. (Ezra Pound)


UN PROGETTO GIÀ SCRITTO DA UN PEZZO (dal Secolo d'Italia del 20.11.2007)

Carla Conti

ll travolgente week-end di Silvio Berlusconi rischia di restare incardinato nell’immaginario del popolo del centrodestra attraverso la lettura che ne ha dato Vittorio Feltri, con quel misto di populismo e furbizia che rappresenta in simmetria quasi assoluta la versione “di destra” dell’antipolitica di Beppe Grillo. Per celebrare l’evento ieri Libero è addirittura uscito in edizione straordinaria, con una prima pagina tutta celeste e la foto formato poster del cavaliere che abbraccia se stesso. La versione che viene fornita al lettore sulle cause del terremoto in corso è semplicistica e consolatoria al tempo stesso: la politica non c’entra, Fini si è irritato per gli attacchi personali di “Striscia la notizia”, ha dato mandato ai suoi di fischiare Fabrizio Cicchitto al convegno di Assisi organizzato da Gasparri e La Russa, Cicchitto se l’è presa e «dai battibecchi si è passati in un amen ai vaffa, con la speranza di un ripensamento e aggiustamento della crisi ridotta al lumicino».

Insomma, la fine della Cdl descritta come una rissa al pranzo di Natale, dove lo zio scemo dice una parola di troppo, il cognato replica per le rime e alla fine si torna a casa giurando: mai più in famiglia, l’anno prossimo si va in crociera e chissenefrega di nonni e bambini. In realtà il piano B di Berlusconi è stato elaborato e pazientemente tessuto da prima che da fattori personalistici e comunque casuali.

La prima cosa da fare è sottrarsi a questo gioco al ribasso. È un immiserimento della politica che fa torto alla dignità dei leader del centrodestra – nessuno escluso – dipingendoli come politicanti di serie B, che fanno e disfano progetti specchiandosi nei sentimenti poco nobili dell’ira, della vendetta o della gelosia. Ma è anche un’offesa all’elettorato della Cdl, trattato alla stregua di un popolo bue da travasare da un contenitore politico all’altro non sulla base di un progetto ma di un “vaffa” all’alleato scomodo o alla formula che ha stufato.

Silvio Berlusconi, con l’annuncio della nascita del nuovo partito, ha formalizzato un’idea che coltivava forse fin dal dopo elezioni, sicuramente dalla campagna referendaria. È un’idea che nasce dalla evidente necessità di inventarsi una “second life”, una seconda vita, per traghettarsi nella nuova era del Partito democratico restando dominus assoluto del centrodestra e rompendo la simmetria tra la sua figura e quella, in via di archiviazione, di Romano Prodi. Al nuovo partitopolo il Cavaliere ha lavorato con dedizione, muovendo leve interne agli alleati, e nessuno deve scandalizzarsi se si parla dell’operazione Storace-Santanchè, o della valorizzazione di Rotondi, o dello scambio di affabilità con Giovanardi come operazioni di destabilizzazione dei partiti della Cdl: è evidente, con il senno di poi, che proprio di questo si trattava. Anche la scelta di figure particolarmente “identitarie”, che parlano – o fingono di parlare – al cuore dei rispettivi schieramenti, non è stata casuale e risponde all’obbiettivo di configurare il neo “Partito del popolo della libertà” come somma di tradizioni politiche e di passioni radicate evitando l’idea di un nuovo schieramento “di plastica” come a suo tempo fu definita Forza Italia. Il Cavaliere,insomma, ha fatto politica. A modo suo, certo, utilizzando le categorie del marketing, ma di politica si tratta.

Gridare al tradimento o invitare a far pace come se si trattasse di un pranzo di Natale finito male, non risolverà il problema della nuova fase che si è aperta e che finalmente ha svelato il progetto di Berlusconi per la successione: dopo di me, il diluvio e ancora me.


QUI NESSUNO VUOL MORIRE DEMOCRISTIANO (Secolo d’Italia 23.11.2007)

Flavia Perina

Quarantott’ore dallo “splash down” di Berlusconi, c’è motivo per essere ottimisti. Per l’eterogenesi dei fini che spesso si verifica in politica, il gran teatro allestito per emarginare Alleanza nazionale e conquistare un rapporto simmetrico con il nuovismo veltroniano è sfociato in effetti diametralmente opposti ai propositi. Veltroni annuncia che il primo incontro sulle riforme con un leader del centrodestra sarà con Fini. Mentre Libero e il Giornale favoleggiano delle code di dirigenti Cdl davanti ai portoni del nuovo partito, l’unico cambio di fronte che sembra maturo è l’addio a Forza Italia di Nando Adornato e del gruppo di Liberal. L’annessione dei micro-gruppi pazientemente corteggiati dal laboratorio di Arcore non decolla: persino il fedelissimo Rotondi dice no grazie, preferirebbe federarsi. Per non parlare di Francesco Storace, che formalmente ha lasciato An per non entrare nel Ppe e ora deve spiegare ai suoi che nei popolari europei rischia di finirci comunque e senza nemmeno la sua bandiera. Tra gli azzurri non va meglio, se è vero che Fabrizio Cicchitto, in chiusura di un’intervista al Messaggero, ammette la possibilità di defezioni dicendo: «Qualunque operazione comporta, è nella natura umana, consensi e dissensi». L’evocazione del proporzionale con uno sbarramento altissimo, l’8 per cento, rende nervosa la Lega e mette a rischio una sponda molto importante.

Domenica in tanti hanno citato l’espressione maoista «bombardare il quartier generale». Ieri, per restare in tema, ne veniva in mente un’altra: «Grande è la confusione sotto il cielo, la situazione è eccellente». Eccellente soprattutto perchè, comunque vada, ha ragione chi dice la seconda Repubblica è finita. Il suo dato caratterizzante è stata una concezione bellica della competizione tra schieramenti, un infinito vae victis basato sul non-riconoscimento della legittimità dell’avversario e della validità delle regole del gioco. Il solo fatto di sedersi al tavolo, in un confronto multilaterale, per discutere gli sbocchi della crisi è positivo ed è sicuramente uno strappo rispetto all’era che ci siamo lasciati alle spalle. Persino se il dialogo fallisse e si arrivasse al referendum, avranno deciso gli italiani e sarà difficile anche per i più faziosi contestare la validità democratica della scelta.


Ma c’è un altro motivo per “pensare positivo”. Non sappiamo quale fosse l’idea di Berlusconi nel momento in cui ha dato vita al suo terremoto. Certo non quella di caratterizzare il Partito del Popolo della Libertà come una rifondazione democristiana, il che è esattamente ciò che sta succedendo anche grazie all’enfasi che l’house organ della nuova formazione, Libero, ha messo sul “ni” di Pier Ferdinando Casini e sul quasi-sì di Carlo Giovanardi.

Il problema è che senza Alleanza nazionale, senza il rapporto forte con una destra politica che rappresenta da almeno un decennio il valore aggiunto della (ex) coalizione, il nuovo schieramento rischia di essere e di apparire, esattamente questo: una nuova Dc con un leader più movimentista di Forlani, più allegro di Moro, più ricco di Fanfani, più estroverso di Andreotti, più simpatico di Donat-Cattin, ma alla pari di loro trincerato in una sola priorità: durare al potere, in qualsiasi modo e con qualsiasi formula. Anche i laudatores e i consiglieri del Cavaliere cominciano a rendersene conto. Vittorio Feltri, ieri, ha evocato «la nota e vecchia amicizia» tra Fini e Berlusconi per suggerire una riconciliazione. E Il Foglio di Giuliano Ferrara ha enfatizzato l’esigenza di un riavvicinamento facendo leva sui ragionamenti di alcuni dirigenti di An. Sullo sfondo, traspare un timore appena accennato ma che centra in pieno la scelta politica che tutti noi dobbiamo affrontare in queste ore: e se An anzichè riallinearsi «rispondesse ad azzardo (del Cav), azzardo e mezzo»? Se rilanciasse il suo nuovismo, più credibile di quello di Silvio Berlusconi, magari con un grande appello ai giovani, alla nazione, alla moralizzazione della vita politica? Se alla tattica del restyling mediatico si rispondesse con una strategia sarkozista sui contenuti, sulle formule di aggregazione, sul riformismo interno ed esterno?

Sono domande ambiziose, ma è il momento di ragionarci sopra.


3 commenti:

grisù ha detto...

QUANDO SONO DEBOLE, ALLORA SONO FORTE.Andiamo avanti e torniamo ad essere quel che siamo, senza appiattimenti, che tanto hanno fatto male alla Politica e al Paese.

Roberto Alfatti Appetiti ha detto...

Con Gianfranco, senza dubbio.

Anonimo ha detto...

Il nostro Presidente ha deciso: ' non si entra perchè non si può aderire via fax ad un partito'... E' vero, e il popolo di Alleanza Nazionale mai come ora deve essere tutto con lui.
Ora però una riflessione: Berlusconi è stato geniale nell'uscire da una posizione difficile - quale quella in cui si era cacciato ripetendo per mesi che Prodi sarebbe caduto - e con un colpo di teatro si è ri-posto al centro della scena in modo "positivo e costruttivo" spostando i riflettori da un suo errore politico, ed accendendoli sulla sua nuova creatura (PDL) e ricominciando a dettare i tempi dell'agenda della vita politica italiana. Il pericolo per il nostro Partito (AN) è che 'la gente' percepisca il NO di Fini come una volontà di rallentare e rendere più farraginoso un processo voluto datutto il centrodestra, magari per meri conti elettoralistici e spartitori... Ricordiamoci che l'elettorato medio non si intende di questa polica politicata e percepisce e comprende il messaggio politico più semplice. Attenzione...