mercoledì 4 aprile 2007

RIPORTARE LA FAMIGLIA AL CENTRO DELLA SOCIETA’


“Più FAMIGLIA” questo lo slogan che accompagnerà la manifestazione del 12 maggio a Roma in Piazza S.Giovanni a difesa della famiglia.
E’ una risposta concreta all’ attacco dell’attuale governo di centro sinistra, così come lo è la pubblicazione della nota del Consiglio permanente della Cei che riafferma il “valore insostituibile della famiglia “. La nota è rivolta a tutte le persone che fanno parte della comunità cristiana, ma in modo particolare si rivolge ai cristiani che sono impegnati a livello politico e legislativo affinché siano coerenti con le scelte che andranno a fare, con i valori in cui credono e con l’antropologia ispirata al Vangelo.
Ma una legge sulle coppie di fatto, Dico o Pacs, è poi così necessaria?
In realtà da alcuni mesi si sta focalizzando il dibattito su un problema che risulta essere molto marginale rispetto ad altri e che nasconde il tentativo di privilegiare le coppie omosessuali a danno della famiglia.
Su oltre 22 milioni di famiglie italiane le coppie conviventi sono circa 555.000 e di queste solo 15.000 chiedono nuovi diritti.
Monsignor Betori ha ripetutamente spiegato che non si possono affiancare alla famiglia monogamica, costituita da un uomo e una donna impegnati per la vita, altri modelli di convivenza altrimenti si vanno a scardinare i valori da consegnare ai giovani, alle nuove generazioni e alla società: è un problema di formazione dei nostri figli, di educazione a una libertà accompagnata dal senso di responsabilità, c'è la necessità di scegliere quale futuro vogliamo costruire e questo riguarda tutti, non solo i credenti.
Ci vogliono far credere che si tratta di una conquista di civiltà perché l’Italia sarebbe uno dei pochi paesi d’Europa a non accogliere norme che prendono atto di un qualcosa che già esiste nella nostra società. Andando,però, ad esaminare la situazione di alcuni paesi europei ci si accorge ad esempio che l’aumento delle unioni di fatto corrisponde regolarmente ad un’alta percentuale delle separazioni, ad una crescita delle ragazze madri, ed in alcuni casi, vedi l’Inghilterra, ad un incremento della violenza e del disagio giovanile.
Le affermazioni che vengono riportate nel manifesto del family day sono giuste e condivisibili e di seguito se ne riportano degli stralci:
“La famiglia è un bene umano fondamentale dal quale dipendono l’identità e il futuro delle persone e della comunità sociale. Solo nella famiglia fondata sull’unione stabile di un uomo e una donna, e aperta a un’ordinata generazione naturale, i figli nascono e crescono in una comunità d’amore e di vita, dalla quale possono attendersi un’educazione civile, morale e religiosa………..senza un legame stabile di un padre e di una madre, senza un’esperienza di rapporti fraterni, crescono le difficoltà di elaborare un’identità personale e maturare un progetto di vita aperto alla solidarietà e all’attenzione……le esperienze di convivenza hanno un profilo essenzialmente privato e non necessitano di un riconoscimento pubblico che porterebbe inevitabilmente a istituzionalizzare diversi e inaccettabili modelli di famiglia, in aperto contrasto con il dettato costituzionale.”
Carla Mannetti

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Perdonami, leggo oggi sul giornale che un ragazzo di 16 anni dopo un anno e mezzo di derisione da parte dei compagni decide di uccidersi.

Lo scherno dei suoi compagni aveva come oggetto una vera o presunta omosessualità. E' questo quindi uno dei tanti modelli che approvi? cioè un famiglia chiusa, fondata si sul matrimonio, ma non pronta ad accogliere differenze e che educa i propri figli all'intolleranza?

Kate

Coppie di fatto e legge Dico: diritti negati alle unioni civili o agli umani "sentimenti"?!

Progetto L'Aquila ha detto...

Kate il suo intervento è strumentale e non pertinente all'argomento.
Credo che il caso del ragazzo suicida, che ha sicuramente scosso tutti noi, vada al di la del dibattito sui dico.
Il bullismo e l'intolleranza sono problemi che vanno affrontati e risolti a 360 °.
La famiglia è un valore da difendere, il che non comporta automaticamente delle forme di razzismo nei confronti degli omosessuali.