venerdì 10 ottobre 2008

Fiducia, stabilità e liquidità



Fiducia per i risparmiatori,
stabilità nelle banche,
liquidità nelle banche per le imprese

Nessuna banca italiana è a rischio fallimento. Gli istituti di credito italiano sono sufficientemente patrimonializzate e sufficientemente liquide e garantiscono tutti nel modo più efficiente in Europa. I risparmi degli italiani sono al sicuro. E le misure adottate dal governo col decreto legge dell’8 ottobre mettono ulteriormente al riparo i correntisti italiani da ogni rischio e intendono rassicurare le imprese sulla continuità del finanziamento delle loro attività.
Il decreto del governo è uno scudo preventivo utile a fronteggiare le eventuali ricadute della crisi finanziaria sul sistema bancario italiano. Come tutti i governi europei ci si attrezza per fronteggiare eventuali peggioramenti della crisi.
Il decreto del governo serve anche per dare un messaggio rassicurante ai cittadini e non fa che confermare le informazioni date la settimana scorsa: il nostro sistema bancario è forte a sufficienza, ha liquidità a sufficienza e non ha problemi di capitalizzazione.
Tre sono le linee guida del decreto:
Difendere i risparmiatori
Oltre alla garanzia già prevista dal fondo interbancario sui depositi dei risparmiatori, anche lo Stato offre la sua copertura a protezione dei risparmi sui conti correnti. Ciò avviene potenziando il Fondo nazionale di garanzia del Ministero dell’Economia, allargando fino a 100.000 euro la copertura di rimborsi di titoli pubblici, azioni e liquidi che prima era di 20.000 euro.
In questo modo il governo protegge i risparmi fino al doppio del tetto autorizzato l’altro giorno dall’Ecofin (l’assemblea dei ministri dell’economia dei 27 Paesi dell’Unione europea).
Garantire le banche in caso di eventuali difficoltà
Se qualche banca italiana sarà messa sotto attacco speculativo e dovesse avere difficoltà, il governo potrà agire in due modi: a) un finanziamento per garantire la liquidità; b) l’ingresso nel capitale acquistando azioni privilegiate senza diritto di voto e dunque senza nazionalizzare la banca in questione. La gestione delle banche resterà privata. Il Tesoro entrerà in maniera temporanea e neutrale, se la Banca d'Italia lo riterrà necessario, finanziando quanto basta con una copertura che sarà disposta ogni volta con un decreto. Il management delle banche che chiederanno questo aiuto dovrà dimettersi. L’intervento del governo durerà il tempo strettamente utile e poi le azioni saranno rivendute.
Queste misure sono considerate dal ministro Tremonti "in linea con quanto stabilito dai capi di Stato e di Governo dell'Unione Europea nella riunione del 6 ottobre e con quanto successivamente precisato dai ministri economici e finanziari nel consiglio Ecofin del 7 ottobre".
Queste misure sono ora possibili dopo che l’Unione europea ha deciso che salvare la banche in difficoltà non è più considerato un indebito aiuto di Stato.
Sostenere l’accesso al credito delle piccole e medie imprese
Per evitare di creare difficoltà alle pmi italiane e semmai di favorirne l’accesso al credito, la Banca d’Italia è chiamata a dare garanzie aggiuntive ai finanziamenti in essere delle banche.
Come ha ribadito il presidente Berlusconi, "gli italiani possono stare tranquilli il sistema bancario italiano non solo è assistito dalle più forti tutele mutualistiche tra tutte le banche, ma a queste si aggiunge anche la garanzia del Tesoro, ovvero la garanzia dello Stato. Gli italiani non devono pensare di ritirare i loro depositi. Non credo che il materasso possa essere una cassaforte migliore di quella delle banche". Inoltre, ha spiegato il premier, ''dobbiamo fare in modo che le banche non diventino troppo prudenti perché sono l'ossigeno del sistema economico.”. Infatti, come evidenziato dalle categorie economiche, il timore più grande è l’avvio di una crisi economica innescato dalla crisi finanziaria internazionale già in atto.
Giulio Tremonti, ha spiegato il senso del provvedimento con una formula: ''Stabilità, liquidità e fiducia. Molti paesi sono intervenuti, noi l'abbiamo fatto perchè dovevamo, ma non lo applichiamo, non lo vogliamo applicare e pensiamo di non doverlo applicare. Abbiamo un solo obiettivo vero che non è tanto salvare le banche che si salvano da sole, ma che le banche siano così forti e liquide da continuare a servire liquidità all'economia''.


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